Titolo: Fiori per un vagabondo
Autore: Gianni Simoni
Editore: TEA
Un barbone viene ucciso colpito da due colpi di pistola. Il commissario Miceli si occupa delle indagini in assenza del commissario titolare, Grazia Bruni, che si trova a casa in maternità.
Per aiutare le indagini, Miceli chiama il suo vecchio amico ex giudice Petri. I due risolvono il caso con indagini metodiche alla vecchia maniera, sul campo, ascoltando i testimoni, interrogando i sospettati, senza far ricorso a mezzi tecnologici ed infomatici, senza i quali, i poliziotti moderni, non sono quasi in grado si fare il loro mestiere.
Il libro è scritto da un ex magistrato, Gianni Simoni, che dimostra grande rispetto per le istituzioni, per le divise e per le persone che lavorano per mantenere l’ordine pubblico.
Questo libro va in controtendenza verso quello che nella nostra società è considerato ormai in fatto irrinunciabile, ossia le persone arrivate ad una certa età non sono più utili, indipendentente da quello che sono capaci di far e di realizzare. Ma se è vero che in una società pragmatica come la nostra, devono valere solo i risultati. allora l’età non dovrebbe contare, come nel caso di Petri e Miceli, uno in pensione e l’altro in attesa della pensione. Senza i due, che per alcuni sarebbero solo da rottamare, il caso non sarebbe stato risolto, dato che in fondo a chi interessa la morte di un barbone ?
Una indagine sui sentimenti che sono all’origine dell’omicidio. Un thriller “gentile”, raccontato con misura e bello stile.
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