Il basilico di Palazzo Galletti

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Titolo: Il basilico di palazzo Galletti

Autore: Giuseppina Torregrossa

Editore: Mondadori

Maria Teresa Pajno, detta Marò, è stata da poco promossa a capo del gruppo “antifemminicidio” del commissariato Politeama di Palermo. La relazione con il suo fidanzato, il sostituto commissario Rosario Sasà D’Alessandro,è ormai alla fine ed a nulla serviranno i meravigliosi piatti che lei preparerà per lui, uomo troppo poco raffinato per apprezzare le meraviglie gastronomiche che gli prepara Marò. Le vicende personali dei due poliziotti si intreccieranno con le indagini per l’omicidio di una giovane donna, appartenente ad una famiglia importante di Palermo.

Il libro permette al lettore di vivere in una Palermo arsa dal sole e dalla siccità, devastata dalla immondizia che rende l’aria irrespirabile, dove anche l’acqua del mare è incapace di dare un pò di benessere per colpa di alcune alghe che stanno infestando le spiagge. Ma basta trovare un tavolino libero in una delle tante rosticcerie per dimenticare tutto e assaporare cibi meravigliosi. Anche i profumi della campagna, delle piante e dei frutti sono descritti con realismo tale che quasi è possibile sentire gli aromi uscire delicatamente dalle pagine del libro. I personaggi del popolo, gli ultimi, i poveracci, sono resi magnificamente, figure piene di umanità e dignità, pur nella misera condizione in cui la vita li ha ridotti. La commissaria Marò, donna piacevole e dai molti corteggiatori, non si lascia abbattere dalla fine della sua storia d’amore con Sasà, risolve brillantemente l’indagine, troverà il modo di aiutare due poveri protagonisti dell’indagine del tutto estranei al caso e saprà risolvere almeno momentaneamente la sua crisi sentimentale in modo creativo, originale e quanto meno intrigante. Un libro scritto da una ginecologa che ha iniziato a scrivere a 51 anni a cui va tutta la mia considerazione per essere riuscita a cambiare la sua vita in modo così radicale. Un libro la leggere utilizzando tutti i sensi, la vista per la lettura dei testi, l’udito per il frastuono della città che quasi fuoriesce dal libro, l’olfatto per il profumo di basilico e degli altri meravigliosi prodotti della natura siciliana descritti in modo eccellente, il gusto per i meravigliosi piatti descritti nel romanzo e il tatto per la meravigliosa sensazione di tenere in mano questo libro.

Il banchiere di lucifero

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Titolo: Il banchiere di lucifero

Autore: Bradley C.Birkenfeld

Editore: RaiEri

Bradley Birkenfeld voleva diventare un pilota dell’aviazione americana ma il destino lo ha dirottato verso gli studi economici. Il primo impiego in una banca americana poi l’avventura in Svizzera fino a toccare il vertice della finanza. Procurava clienti per la potentissima banca svizzera UBS. Clienti particolari, persone in grado di trasferire milioni e milioni di dollari nei capaci forzieri svizzeri. Soldi messi al sicuro, protetti dal fisco e da ogni tipo di indagine. Birkenfeld procurava clienti importanti provenienti dagli USA, per farlo aveva a disposizione ogni mezzo, aerei privati, imbarcazioni di lusso, eventi esclusivi, cene nei migliori ristoranti del mondo ed ogni mezzo che fosse attraente per quella categorie di persone troppo ricche per poterle attrarle con metodi tradizionali.

Bradley è un grande affabulatore, attrae i ricchi con tutti i mezzi ed è uno dei migliori procacciatore di clienti di UBS. Opera sul mercato americano quindi tutti i soldi che riesce a far depositare nella banca svizzera sono soldi sottratti al fisco americano. Tutto sembra andare per il meglio nella vita di Bradley che in pochi anni è diventato ricco e con un tenore di vita altissimo, fino a quando il suo mondo dorato comincia a sgretolarsi. La banca si rende conto che le pratiche che in Svizzera sono perfettamente legali, non lo sono negli Stati Uniti, pertanto l’attività della banca è passibile di inchieste e di conseguenti condanne da parte delle autorità americane. UBS comincia a tutelarsi e fare in modo che molte delle colpe ricadano sui loro uomini addetti alla ricerca dei clienti. Bradley si sente incastrato e tradito da coloro che hanno maggiormente usufruito del suo lavoro. Decide di giocare di anticipo, denunciando UBS alle autorità americane e collaborando alle indagini, fornendo documenti, nomi, circostanze. Andrà anche in prigione per aver avuto un ruolo di primo piano nelle attività illecite, ma incasserà un sostanzioso assegno per aver contribuito al recupero di somme enormi al fisco americano.

Il libro è scritto in prima persona da Bradley, un pò spaccone e un pò troppo americano. Non è certo per i meriti letterari che il libro è interessante. Leggere questo libro è utile per chi è interessato a comprendere meglio come funziona il sistema bancario svizzero e internazionale, di come il mondo attuale sia fatto per premiare i ricchi, che godono di benefici e possibilità inconcepibili per i comuni mortali. Un sistema ingiusto che favorisce che è già troppo ricco e lo diventa sempre di più, mentre lo stesso sistema con le persone normali è assolutamente ingiusto e inaccessibile

Leggendo il libro non c’è alcuna simpatia per Birkenfeld, non siamo di fronte a un Robin Hood ma ad una persona che ha tentato di distruggere il sistema bancario svizzero per una vendetta personale verso i suoi superiori e soprattutto per salvare se stesso dalla giustizia americana. Quando si parla di private banking o di alta finanza, di gestioni patrimoniali e dei livelli più alti dei servizi bancari internazionali, il lusso degli uffici e delle prestigiose sedi delle principali banche, serve a coprire attività che non hanno nulla di nobile ma che anzi sono spesso molto ma molto vicine a pratiche illegali o poco lecite. E il potere della finanza e delle banche diventa sempre più grande, più forte delle nazioni e dei loro governi. E di conseguenza anche i popoli che sono sempre meno sovrani e sempre di più sudditi.

Il cacciatore di orfani

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Titolo: Il cacciatore di orfani

Autore: Yrsa Sigurdardottir

Editore: Mondadori

L’omicidio di una giovane donna avviene con modalità di inaudita crudeltà. Unico testimone la piccola figlia della vittima, Margrét, 7 anni, nascosta sotto il letto su cui la madre veniva barbaramente uccisa.

Ad indagare il detective Huldar con una psicologa infantile di nome Freya, amanti occasionali ed ora in pessimi rapporti. Gli omicidi proseguono ed un presunto colpevole viene arrestato. Si tratta di un ragazzo, Karl, radioamatore, che ha intercettato alcune strane trasmissioni numeriche che lo hanno coinvolto nelle indagini. E’ molto difficile far parlare la piccola Margét che in qualità di testimone di un omicidio potrebbe rivelare particolari utilissimi per le indagini.

Yrsa Sigurdardottir ha iniziato la sua carriera come ingegnere civile prima di dedicarsi alla scrittura. Questo è stato il motivo principale per cui ho acquistato il libro. Uno dei primi post di questo blog era dedicato agli ingegneri scrittori e sono molto interessato a conoscere le carriere e gli scritti degli ingegneri che si dedicano alla scrittura, per evidenti affinità personali.

Il libro ha una trama che è scandita da un ritmo lento e all’inizio la storia tarda a prendere un ritmo accettabile. Siamo abituati a gialli e thriller moderni, dove i fatti si susseguono ad un ritmo incessante, senza nessuna possibilità di tirare il fiato, dove ad ogni pagina accadono cose impensabili. In questo caso si percepisce la tranquilla cadenza della vita della capitale islandese, che non sembra disponibile a cambiare le proprie abitudini per colpa di qualche assassinio. In compenso i personaggi sono ben caratterizzati e ben costruiti. Le descrizioni sono dettagliate e tutto sommato piacevoli. Per alcuni personaggi non si può che avere una grande simpatia come per la piccola Margrét e il presunto colpevole Karl, un tipo asociale e leggermente strano. La storia è ambientata nella tranquilla Reykjavik, una città dove sembra impossibile che possano accadere storie così crudeli. Questa sensazione è comune ai vari thriller e gialli ambientati nei paesi nordici. Siamo abituati a pensare a tali paesi come una specie di paradisi tranquilli e poco propensi alla violenza, invece anche quelle società, nonostante la migliore situazione sociale, sono teatro della umana violenza che a quanto pare è simile a tutte le latitudini. Un libro originale e di piacevole lettura. Copertina ben fatta e molto intrigante. I vari numeri impressi in trasparenza sono strettamente legati alla trama e sono molto azzeccati.

Hypnerotomachia Poliphili

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Titolo: Hypnerotomachia Poliphili

Autore: Francesco Colonna

Editore: Adelphi

Il post su “Il Cristo velato” e il Principe di San Severo mi ha riportato indietro di circa 15 anni, periodo in cui ero completamente preso dalla lettura di testi ermetici ed esoterici o legati ai grandi misteri del passato. Uno dei libri più straordinari in cui mi sono imbattuto è stato senza ombra di dubbio Hypnerotomachia Poliphili. Era appena uscita in libreria l’ultima edizione di Adelphi (era il 2004), quel doppio volume dalla copertina rossa e con quel titolo quasi impronunciabile, attirò subito la mia attenzione e lo acquistai senza indugio. La lettura avvenne dopo qualche mese, dovevo trovare la giusta ispirazione per affrontare un testo simile.

Il libro è attribuito a Francesco Colonna che era un frate domenicano, ordine che accoglieva personaggi poco tradizionali come Giordano Bruno e Tommaso Campanella ed aveva più di qualche collegamento con ambienti e culti esoterici. Il libro è stato scritto in italiano misto al latino tra il 1400 e il 1500 ed è una vera a propria opera d’arte, sia per il testo che per meravigliose centosettanta xilografie che sono inserite nel libro.

Il libro è un testo iniziatico e allegorico, la cui traduzione è “La battaglia d’amore in sogno di Polifilo”, composto da 38 capitoli. Il testo è un romanzo che racconta l’amore di Polifilo per Polia. Polifilo si addormenta e si ritrova in un bosco e seguendo un canto bellissimo inizia un viaggio verso l’amore e la conoscenza. Polifilo trova l’amata Polia dopo aver superato una serie di prove. Inutile cercare di riassumere la trama, troppo lunga, articolata e piena di allegorie, enigmi, misteri, miti. Un viaggio attraverso buona parte delle conoscenze della cultura occidentale dell’epoca, con qualche riferimento anche troppo libertino, trattandosi dell’opera di un frate. Il libro, pur nella sua complessità, è scritto in modo piacevole e coinvolgente per il lettore, che può seguire la storia grazie alle descrizioni dei luoghi e all’azione sempre descritta in modo chiaro. Un libro che nonostante sia stato scritto oltre 500 anni fà, rappresenta ancora un mistero anche per storici e studiosi della materia. Un libro che lascia intendere come a volte la creatività e l’immaginazione di alcuni artisti potrebbe essere stata ispirata da entità sconosciute o al di sopra del naturale.

Il Cristo Velato

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Nel recente post dedicato a “A chi appartiene la notte” ho ricordato che nella trama del libro si parla del “Cristo Velato”, una famosa scultura del 1753 realizzata da Giuseppe Sammartino e commissionata dal Principe di San Severo.

Raimondo di Sangro principe di SanSevero è stato un uomo dai molteplici talenti ed interessi che spaziarono dall’alchimia, esoterismo, letteratura, anatomia. Si interessò a molti diversi campi della scienza e delle arti, dalla chimica all’idrostatica, dalla tipografia alla meccanica. Ad oggi la sua principale eredità è la arcinota “Cappella di Sansevero”, il mausoleo di famiglia che comprende alcune opere straordinarie, tra cui il “Cristo Velato”.

La scultura mostra il corpo di Cristo sdraiato, privo di vita, coperto da un lenzuolo marmoreo finissimo. La statua ha dato origine ad alcune leggende riguardo l’origine del velo che dicevano fosse stato realizzato grazie ad una misteriosa tecnica alchemica di marmorizzazione del tessuto scoperta dal Principe di San Severo. A parte le leggende, la statua è una delle opere dell’uomo più stupefacenti per la bellezza e per le sensazioni che si provano guardandola.

Alcune delle più grandi sculture della storia dell’umanità, rappresentano la perfezione delle forme, una per tutte il David di Donatello. La Pietà di Michelangelo unisce la perfezione delle forme alla grande rappresentazione della sofferenza scolpita nel volto di Cristo e di Maria. Il Cristo velato unisce la perfezione delle forme alla espressione del dolore del volto di Cristo all’effetto straordinario che crea il velo che copre il corpo senza coprire nulla anzi, esaltandone le forme e nello stesso tempo dando l’impressione di un corpo che sta perdendo la sua consistenza materiale, quasi a poter percepire l’anima che sta per lasciare il corpo ormai senza vita.

La mano di Sammartino è stata guidata da Dio ? Sammartino ha voluto continuare l’opera di Dio ? Sammartino ha voluto dimostrare che l’uomo può creare cose straordinarie come se fosse Dio ?

Si può essere credenti o no, ma di fronte a certi capolavori non si può non pensare che certi uomini, oltre al talento ed all’applicazione, hanno avuto una ispirazione straordinaria la cui provenienza è quanto meno misteriosa.

In nome del male

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Titolo: In nome del male

Autore: Fabrizio Carcano

Editore: Mursia

“In nome del male” è l’ultimo libro di Fabrizio Carcano, giornalista e scrittore. La storia è ambientata a Milano e in Lombardia, dove gli indizi di alcuni omicidi sembrano orientare le indagini verso le sette sataniche ed i loro terribili e macabri rituali. Il commissario Bruno Ardigò è incaricato a dirigere le indagini fin dal ritrovamento del primo cadavere, vicino al quale sono trovate delle informazioni riguardo il numero totale degli omicidi programmati, tra cui proprio il commissario Ardigò come ultimo della serie. Ardigò quindi si trova nella scomodissima posizione di responsabile delle indagini ed obiettivo del colpevole. Ma il commissario è un uomo duro che non si lascia impressionare e che porterà avanti l’indagine senza paure, commettendo solo un errore, verso la fine, che poteva costargli molto caro. Ardigò si fà aiutare nelle indagini dal “demonologo” Dario Vanner, i cui suggerimenti portano il lettore a conoscere alcuni luoghi misteriosi di Milano, probabilmente sconosciuti a molti. Il libro è basato su una trama molto fitta, continui cambi di scenario, tante storie parallele, tanti personaggi. Una scrittura intensa, piena di spunti, con continui riferimenti alla realtà, anche di crimini realmente avvenuti che hanno catturato per mesi l’attenzione dei media e del pubblico televisivo. Un libro che necessita un certo impegno per essere letto. Un libro che descrive la doppia vita della scintillante Milano, dove dietro il lusso dei locali alla moda frequentati dalle persone più in vista della città, spesso si nasconde un mondo non proprio esaltante, fatto di persone molto ricche che hanno continue voglie ed appetiti che trovano sempre o quasi sempre la malavita organizzata pronta a soddisfarli, basta pagare. Soldi, tanti soldi, che servono a soddisfare tutte le voglie ma anche ad arricchire chi guadagna soldi smerciando droga e ragazze, in una finta corsa al divertimento che porta di solito verso una strada senza uscita. Un libro duro, a tratti violento, che mostra il lato peggiore della nostra società, un mondo occulto che vive nell’ombra, che non viene visto dalla maggioranza delle persone forse perchè fa di tutto per non vederlo. Comunque niente è quello che sembra ed il commissario scoprirà forse troppo tardi il vero motivo per cui è stato inserito nella lista di coloro che devono essere sacrificati.

 

A chi appartiene la notte

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Titolo: A chi appartiene la notte

Autore: Patrik Fogli

Editore: Baldini+Castoldi

“A chi appartiene la notte” è l’ultima opera di Patrik Fogli, scrittore ingegnere, categoria di autori che seguo con particolare interesse.

Irene Fontana fugge dal suo passato di giornalista di inchiesta e si rifugia nella casa di sua nonna, sulle colline dell’Appennino reggiano. Irene assiste al ritrovamento del cadavere di un giovane del posto, caduto dalla Pietra di Bismantova. Sembra un suicidio ma la madre del ragazzo non crede che suo figlio possa essersi tolto la vita e chiede ad Irene di indagare, di scoprire tutto il possibile su suo figlio, per capire cosa effettivamente è successo. Per Irene inizia una avventura nel passato della zona, scopre patti segreti tra le famiglie del posto, locali ambigui dove si svolgono feste non proprio regolari, storie di personaggi strani, un universo parallelo del tutto inaspettato.

Patrik Fogli ha una frase sulla sua home page che dice “le cose non si migliorano solo perchè si semplificano”. Questa frase rappresenta anche il suo modo di scrivere. “A chi appartiene la notte” è un libro complesso, con una trama studiata in tutti i particolari, con tanti riferimenti alla mitologia greca, all’occultismo, alla magia, alle storie misteriose che si narra siano collegate con le storie reali, alla vita quotidiana. Tanto per fare qualche esempio si parla del “Cristo velato “ di Giuseppe Sanmartino, una delle sculture più straordinarie realizzate dall’uomo, oppure del mito di Prometeo, della storia di Abramo Lincoln e della misteriosa morte di suo figlio. Quindi un libro complesso che per essere compreso in tutte le sue sfumature necessita qualche ripasso o qualche ricerca on line ogni tanto. Un libro pregevole e inedito, lontano dai gialli e noir tanto in voga di questi tempi. Un libro che racconta il lato oscuro e nascosto della nostra società ma che apre la speranza che le tenebre possano essere illuminate dalla luce di persone come Irene che pur sapendo di dover pagare un prezzo enorme, si dedicano alla ricerca della verità.

 

 

La morte mi è vicina

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Titolo: La morte mi è vicina

Autore: Colin Dexter

Editore: Sellerio

Colin Dexter è un grande scrittore inglese di gialli anche se è stato un professore universitario di lingua greca oltre che grande enigmista.

L’ispettore capo Morse ed il suo fido vice Lewis sono i protagonisti del libro di Colin Dexter “La morte mi è vicina”.

Il libro è suddiviso in 68 capitoli. Ogni capitolo inizia con versi o frasi che sono delle vere e proprie perle che arricchiscono il racconto e lo rendono ancora più gradevole di quanto non fosse già il testo del racconto. La trama del giallo passa quasi in secondo piano di fronte alle continue batture umoristiche dei protagonisti. Un libro da leggere con calma cercando di apprezzare parola per parole, per cogliere tutte le sfumature racchiuse in ogni pagina del libro.

La trama a mio giudizio è meno importante dei contenuti umoristici del libro.

Una giovane donna viene uccisa con un colpo di pistola esploso attraverso la finestra del soggiorno di casa sua. Un quartiere tranquillo, una strada dive tutti si conoscono. Gli indizi sembrano dimostrare che l’operato sia quello di un professionista ma non c’è un movente. Le indagini sembrano ad un punto morto ma la brillante mente dell’ispettore Morse trova i giusti collegamenti per arrivare alla soluzione del caso. Un libro che è un vero e proprio piccolo capolavoro di umorismo e perspicacia.

Eleanor Oliphant sta benissimo

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Titolo: Eleanor Oliphant sta benissimo

Autore: Gail Honeyman

Editore: garzanti

Eleanor Oliphant è una donna di trent’anni, impiegata come contabile in una piccola azienda, dove è apprezzata per le sue capacità professionali e dove capi e colleghi non danno troppo peso alle sue scarse capacità sociali. La sua è una vita anonima e solitaria, forse una barriera per coprire le profonde ferite che una infanzia travagliata le ha lasciato dentro. La vodka è l’unica compagnia dei suoi week end. Eleanor ha una infatuazione platonica per un musicista sconosciuto, che lei spera possa diventare l’uomo della sua vita. Le cose andranno diversamente con importanti conseguenze.

Il libro racconta un breve e intenso periodo della vita di Eleanor, in cui lei cerca di cambiare abitudini, modo di vestire, pettinatura, per apparire diversa ed aderire ai canoni estetici e comportamentali ritenuti normali dalla maggior parte delle persone. Ma non si può cambiare la propria indole, non basta qualche acquisto per diventare quello che non si è. Un libro in cui è la protagonista che narra in prima persona le sue disavventure, le sue debolezze, i suoi pensieri. Il tipo di narrazione aumenta l’efficacia della descrizione. La storia appare all’inizio una specie di Bridget Jones ma poi il libro prende una piega più intensa e profonda e la commedia iniziale si trasforma in dramma, per poi tornare su toni più rilassati. Un buon libro che racconta come una persona apparentemente fragile e con poche capacità di difesa, possa resistere alle prove dolorose e terribili della vita, trovando dentro di sè la forza di sopravvivere anche quando ha raggiunto il fondo, come capiterà proprio a Eleanor. L’importanza dell’impiego di Eleanor nella socità di computer grafica sarà fondamentale per il suo ritorno alla normalità. Piaccia o no, il lavoro è importante nella vita di ciascuno di noi anche se non tutti siamo disposti a valutare tale importanza nel modo giusto. Una copertina intrigante che si comprende solo alla fine del libro.

Il compimento è la pioggia

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Titolo: Il compimento è la pioggia

Autore: Giorgia Lepore

Editore: edizionie/o

Il titolo enigmatico “Il compimento è la pioggia” troverà spiegazione nella lettura del libro, un noir ben scritto da Giorgia Lepore, una archeologa insegnante di liceo con la passione per la scrittura. Il libro è ambientato a Bari e nel testo ci sono alcuni inserti in dialetto barese, dosati con misura, che sono un piacevole modo per spezzare il ritmo della lettura. La notte di San Nicola viene scoperto l’omicidio di una giovane donna, madre di due figli. Il corpo della giovane vittima è in condizioni pietose per botte, coltellate e ferite di tutti i tipi. I due figli vengono ritrovati, una bambina di 5 anni ed un bambino di 2, all’interno di una cassapanca nella stanza dell’omicidio. La bambina afferma di aver visto tutto e di essere in grado di smascherare il colpevole. La squadra di investigatori è composta dall’ispettore Gerri Esposito, dall’ispettrice Sara Coen e dal loro capo Marinetti. Il magistrato che segue l’inchiesta è Giancarlo Autieri, milanese, trapiantato a Bari per lavoro, non proprio felicissimo di trovarsi in un posto con mentalità e comportamenti così diversi da quelli a cui è abituato.

Il libro ruota attorno alla figura dell’ispettore Gerri, un uomo che si porta dietro le ferite di una infanzia dolorosa, con i suoi comportamenti estremi ma corretti. Gerri instaura un forte legame con la bambina figlia della vittima, che vuole parlare solo con lui, confidandogli quello che ha visto o sostiene di aver visto il giorno dell’assassinio di sua madre. I colloqui tra l’ispettore e la bambina sono intensi, commoventi ed a tratti straordinari. La storia si sviluppa negli ambienti poveri e degradati della citta di Bari, in famiglie prive di alcuna capacità di intervenire nella formazione dei figli, senza nessuna aspirazione verso la legalità.

E’ una storia di violenza sulle donne, con enormi e devastanti ripercussioni sui bambini, perpetrata da uomini che considerano le donne come “cose” di loro proprietà, per sfruttarle illegalmente o picchiarle in nome di un presunto amore che non contempla tale possibilità. Un “noir” che accosta la violenza, ampiamente raccontata nel romanzo in varie forme, all’umanità dei pensieri e dei comportamenti dell’ispettore Gerri, che pur con qualche limitazione a dimostrare i suoi sentimenti e con comportamenti spesso al limite, tendenti verso l’asocialità, riesce a mostrare il lato migliore degli uomini.

Il taglio di Dio

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Titolo: Il taglio di Dio

Autore: Jeffery Deaver

Editore: Rizzoli

Il taglio di Dio è l’ultima avventura in ordine di tempo di Lincoln Rhyme e della sua compagna Amelia Sachs scritta da Jeffery Deaver, uno dei migliori scrittori di thriller di questi anni. La trama parte con l’omidicio di un famoso tagliatore di diamanti di New York e si sviluppa in molte direzioni e storie parallele che tutte si andranno a comporre al termine della storia. Inutile dire di più sulla trama, le cose sono talmente tante che per dire di più si dovrebbe in pratica copiare il libro. I romanzi che hanno Lincoln Rhyme come protagonista sono sempre ricchi di nozioni scientifiche e tecniche che arricchiscono in genere il racconto, aumentando l’interesse, senza essere mai pedante o pesante. Il protagonista indiscusso è Lincoln Rhyme che pur nei limiti della sua condizione di paraplegico, è una mente sopraffina, un uomo dalla cultura stupefacente, oltre che un investigatore formidabile, assecondato da collaboratori efficienti ed assolutamente fedeli che credono ai metodi di Lincoln e li applicano sempre alla lettera. I libri di Jeffery Deaver sono caratterizzati da continui cambi di scenario, storie parallele che sembrano non avere punti di contatto e poi però arrivano sempre a convergere, con situazioni sempre inedite ed originali, rendendo la lettura sempre piacevole e stimolante. Deaver tratta con disinvoltura sia argomenti scientifici che sociali, rendendo il libro attuale e stimolante. Questa volta sono i diamanti ad essere studiati a fondo così come la vita e l’organizzazione sociale delle comunità indiane in USA. Deaver è riuscito anche ad inserire nel libro delle aperture culturali di persone di religioni diverse ed in conflitto tra loro che riescono a superare tali difficoltà per raggiungere la pace e l’arminia in famiglia. Un libro ricco di spunti di vario tipo che conferma le capacità di Deaver di raccontare storie complesse, multiformi, con tanti argomenti sempre nuovi ed originali, senza mai perdere l’attenzione del lettore. Un libro da non perdere per coloro che amano i thriller.

Le assaggiatrici

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Titolo: Le assaggiatrici

Autore: Rosella Postorino

Editore: Feltrinelli

Rosella Postorino per scrivere il romanzo “Le assaggiatrici” si è ispirata alla storia vera di Margot Wolk che è stata assaggiatrice di Hitler nella caserma di Krausendorf.

Nel libro la protagonista è Rosa Sauer, appena arrivata nel 1943 da Berlino a Gross Partsch, un villaggio vicino al quartier generale di Hitler. Rosa è fuggita dai bombardamenti ed ha raggiunto il paese di suo marito, spedito a combattere in Russia, mentre lei è ospite a casa dei suoceri. La vita della giovane Rosa cambia improvvisamente quando viene scelta, insieme ad altre 9 donne, per diventare “assaggiatrice” del cibo che quotidianamente viene servito ad Hitler ed al suo entourage. Il Fuhrer teme di essere avvelenato da uno dei tanti nemici che si stannno prodigando per farlo fuori con tutti i mezzi possibili. Le donne mangiano il cibo preparato per Hilter e vengono tenute sotto osservazione, se entro un’ora non ci sono stati problemi per nessuna delle assaggiatrici, il cibo sarà servito alla tavola del Fuhrer. Il libro racconta la guerra e la follia del nazismo dal punto di vista molto particolare delle “assaggiatrici”, donne in qualche modo privilegiate dato che invece di patire la fame, come tutti i loro familiari e concittadini, hanno la possibilità di mangiare tre volte al giorno, quasi sempre pietanze prelibate, privilegio che potrebbe anche essere la loro condanna a morte in caso di avvelenamento del cibo. Consapevoli dei rischi che corrono, le donne vivono la loro vita, le loro passioni, emozioni e desideri, nonostante l’angosciosa condizione di “assaggiatrici” e le ristrettezze e pericoli della guerra unita alla ferocia con cui il regime nazista teneva a bada i cittadini tedeschi e rastrellava gli ebrei per farli fuori. Le assaggiatrici dividevano la loro giornata con soldati dell’esercito tedesco che nonostante la fedeltà incondizionata ad Hitler ed al suo regime oltre che alla rigida disciplina militare, trovavano spazio per innamorarsi, cedere alle tentazioni, intenerirsi e rendersi capaci anche di gesti umanitari nei confronti delle assaggiatrici, che a loro volta con cinismo ed egoismo, tendevano a sfruttare ogni situazione che potesse garantire dei vantaggi. E’ la vita che fà il suo corso normale anche quando le condizioni sembrerebbero impedire qualsiasi forma di rapposto umano, è la forza di vivere e di sopravvivere che ha il sopravvento su tutto, anche sul male assoluto rappresentato da Hitler e i suoi adepti. Un libro di sentimenti e di emozioni, di storie di persone semplici e spesso sfortunate, capaci di trovare la forza di sopravvivere a tutto quello che di terribile sta accadendo attorno a loro. Un ottimo libro, scritto in modo impeccabile con molta misura e delicatezza in tutte le molteplici situazioni. Un finale a sorpresa del tutto imprevedibile. Ho trovato la copertina poco rappresentativa del contenuto del libro.

 

Aglio, olio e assassino

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Titolo: Aglio, olio ed assassino

Autore: Pino Imperatore

Editore: DeA

Un titolo forse rivedibile che non rende onore al libro. Una copertina un po’ macabra ma di grande effetto.

Un thriller napoletano scritto da Pino Imperatore, uno scrittore con un grande senso dell’umorismo, profondo conoscitore di Napoli, della sua storia e della sua gastronomia. Un Thriller in cui la trama criminale si alterna a vicende varie della vita semplice e spassosa dei protagonisti. Un libro avvincente e nello stesso tempo divertente oltre che colto per i vari riferimenti alla Napoli storica ed artistica.

La rumorosa preparazione al Natale napoletano viene sconvolta da un omicidio di un ragazzo di una famiglia importante, trovato morto nella sua casa. Il cadavere viene ritrovato condito con aglio olio e peperoncino, secondo quello che sembra un rituale macabro.

L’ispettore Gianni Scapece e il suo capo il commissario Carlo Improta sono incaricati delle indagini e lavorano in un nuovo commissariato di polizia, aperto di recente a Mergellina, proprio di fronte alla Trattoria Phartenope, da sempre gestita da Francesco e Peppe Vitiello con le rispettive famiglie.

La storia va oltre i fatti criminali narrati e le relative indagini grazie alle descrizioni di fatti storici, monumenti sacri e superstizioni varie di Napoli, quasi il libro fosse un trattato di storie varie napoletane.

La grande cucina napoletana, con i suoi piatti straordinari per sapore, originalità e semplicità degli ingredienti usati, viene raccontata con garbo e senso della misura, grazie all’autore che è riuscito a creare la giusta armonia tra le varie componenti del romamzo.

Un libro unico nel panorama delle storie criminali, che forse farà storcere il naso agli appassionati di thriller classici, ma che merita di essere letto. In cambio il lettore potrà trarne divertimento, qualche perla di saggeza napoletana e forse qualche spunto per le prossime praprazioni gastronomiche.

Dove mi trovo

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Titolo: Dove mi trovo

Autore: Jhumpa Lahiri

Editore: Guanda

Jhumpa Lahiri è una scrittrice di origine indiana, nata a Londra, vissuta a New York e poi a Roma. Vincitrice del premio Pulitzer nel 2000, è a tutti gli effetti una scrittrice americana. Ha studiato l’italiano ed ora scrive in italiano. La cosa è sorprendente date le difficoltà che avrà incontrato l’autrice per conoscere la nostra lingua così bene da decidere di usarla per scrivere un libro. Il giudizio su “Dove mi trovo” non può non essere condizionato dalla grande determinazione e volontà che l’autrice ha dovuto trovare per riuscire nel suo intento. Inoltre non può che fare piacere da italiano scoprire che la nostra lingua piaccia così tanto ad una scrittrice affermata in tutto il mondo.

Il libro non si può definire un romanzo, piuttosto una specie di diario in cui l’autrice, in 46 capitoli o piuttosto sarebbe meglio definirli mini-racconti, riporta i suoi stati d’animo ed i suoi pensieri durante le giornate. Le storie sono ambientate in una città sconosciuta (anche se non è difficile immaginare che si tratta di Roma), con protagonista una persona il cui nome non è svelato nel libro. Il filo conduttore del libro è la solitudine della protagonista, che racconta le sue attività quotidiane, i suoi incontri, il quasi amore platonico con un uomo che incontra di solito al supermercato, i dialoghi delle persone ascoltati senza volere, le sensazioni che prova camminando nel quartiere in cui vive, le preoccupazioni per la salute dei genitori, il rimorso per non fare tutto quello che forse dovrebbe fare per loro, la presenza nei suoi pensieri della madre. Brevi racconti in cui si parla di relazioni tra le persone, pensieri, sentimenti e sensazioni. Il tutto scritto e raccontato con semplicità e con una sensibilità che non è comune in noi italiani e che forse l’autrice ha ereditato dai genitori indiani.