Titolo: Il delitto di Agora
Autore: Antonio Pennacchi
Editore: Mondadori
“Il delitto di Agora” era già stato pubblicato da Antonio Pennacchi nel 1998 con il titolo “Una nuvola rossa”. Questa nuova versione del libro è stata scritta per correggere alcune parti della storia e per darle un finale completamente diverso. Il libro è ispirato ad un fatto realmente accaduto ad Agora, un paesino dei Monti Lepini, nella zona dell’agro pontino, la terra di Pennacchi.
Il 25 febbraio 1996 ad Agora vengono ritrovati due cadaveri orrendamente uccisi con molteplici coltellate. I due morti sono una coppia di fidanzati, Emanuele Ferrero di 23 anni ed Emanuela Proietti di 17 anni. La scoperta dei due cadaveri viene fatta dal padre della ragazza che con il figlio minore ed un amico delle vittime, si era messo alla ricerca dei due ragazzi quando era ormai evidente che erano scomparsi. Il libro racconta i fatti accertati, le testimonianze, le deposizioni agli inquirenti, pettegolezzi e chiacchiere di paese, cose vere e cose false, il tutto ricostruito e messo insieme con maestria nello stile di Pennacchi, che approfitta di questo “giallo” per raccontare la storia di queste zone, per presentare la cultura contadina e le usanze della zona. Il tema del libro è la difficoltà nel riconoscere il vero dal falso, in un mondo in cui nessuno dice la verità.
L’autore è incontenibile nella scrittura ed appena può mette commenti e riferimenti alla situazione politica italiana, al funzionamento della giustizia, all’informazione. Pennacchi dice che lui non è uno scrittore di gialli e che questa storia non la voleva scrivere. L’autore infatti non ha scritto un vero e proprio giallo ma un libro che ha una doppia veste, quella di giallo ambientato ad Agora ed una storia dei Monti Lepini. Il libro è pieno di citazioni con i riferimenti degli autori, che Pennacchi non dimentica mai di citare per non appropriarsi di idee e frasi altrui. Antonio Pennacchi è un uomo coerente con i suoi principi oltre che un grande scrittore di fatti e storie delle sue terre.
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