Cari fanatici

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Titolo: Cari fanatici

Autore: Amos Oz

Editore: Feltrinelli

Traduzione: Elena Loewenthal

La recente scomparsa di Amos Oz ha riportato i suoi libri in primo piano sugli scaffali delle librerie. Tra i vari titoli disponibili ho scelto “Cari fanatici”, una raccolta di tre saggi, “Cari fanatici, Tante luci e non una luce, Sogni di cui Israele farebbe bene a sbarazzarsi il prima possibile” che raccolgono frasi, concetti, ricordi e pensieri dell’autore elaborati dalla sua esperienza e anticipati nelle varie occasioni pubbliche a cui aveva partecipato. Il libro è breve ma ogni parola pesa ed ha valore, sia per chi la pensa come l’autore ma anche per i suoi detrattori. Amos Oz è da sempre un fautore del dialogo tra Israele e Palestina ed è favorevole al riconoscimento dello stato palestinese per porre fine al conflitto arabo israeliano e imboccare in medio oriente una nuova strada verso una pace duratura costruita su basi solide. Lo scopo del libro è quello di dimostrare come il fanatismo sia il principale male dei nostri tempi e nello stesso tempo fornire argomenti logici e solidi per contrastare con la ragione le tesi dei fanatici di ogni tipo. La scrittura di Amos Oz è sempre chiara ed incisiva, ricca di esempi e riferimenti alla cultura e storia del suo paese, alle sacre scritture, alle parole ed insegnamenti dei suoi avi. Amos Oz ci indica la strada della moderazione per affrontare gli argomenti dei fanatici, che non vuol dire essere pacifista ad oltranza o cedere sempre l’altra guancia; gli assassini vanno puniti, così come la prepotenza che è la madre della violenza. Per combattere i fanatismi possiamo usare armi non convenzionali, come la fantasia e l’ironia, trasformare gli slogan in azioni concrete per far venire fuori le contraddizioni contenute nelle parole stesse dei fanatici, per fare breccia nel muro che il fanatico costruisce contro i suoi nemici. Un libro che esprime idee coraggiose, destinato a tutti noi, per aiutarci a non cadere nelle trappole tese dai nemici della nostra civiltà.

Il morso della reclusa

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Titolo: Il morso della reclusa

Autore: Fred Vargas

Editore: Einaudi

Traduzione: Margherita Botto

La vacanza in Islanda del commissario Jean Baptiste Adamsberg viene interrotta da un messaggio che lo richiama al suo lavoro presso il tredicesimo arrondissement parigino. Un caso di omicidio in cui una donna è rimasta uccisa in un incidente provocato dal SUV del marito. Il caso viene risolto velocemente, così il commissario Adamsberg può trovare il tempo di indagare su uno spiacevole caso che sta rovinando la vita ad una sua collaboratrice, Froissy. Il commissario risolve la questione ad insaputa di Froissy a dimostrazione della sua grande generosità. Ma c’è anche il caso di tre uomini anziani ritrovati cadaveri nel sud della Francia, tutti uccisi dal veleno della Reclusa, un tipo di ragno che è pericoloso per l’uomo ma che non può uccidere solo con un morso, ce ne vogliono decine per provocare la morte di una persona in normali condizioni di salute. Il ragno è per sua natura molto pauroso e tende a scappare piuttosto che a mordere. Tra la popolazione dei social cresce la paura, ci sono in giro voci incontrollate di ragni mutanti il cui veleno aumenta la sua potenza a causa del riscaldamento globale e dei pesticidi. Il caso va risolto prima che le voci false provochino il panico. Adamsberg si convince che le tre morti sono collegate tra loro e che non si tratta di incidenti ma dell’azione di un serial killer. Il resto della sua squadra non è convinta delle argomentazioni e rimane scettica. Tra i più ostili c’è il capitano Danglard, che sembra pronto a denunciare Jean Baptiste ai superiori. La sua contrarietà si dimostrerà sospetta e sarà Danglard ad essere messo in discussione. Il commissario è convinto di essere nel giusto e continua la sua indagine, contro il parere di tutti. Le cose cambiano completamente quando si scopre che i tre anziani morti si conoscevano da quando erano bambini.

L’indagine a questo punto prende quota e la vita dei tre anziani deceduti è analizzata a fondo partendo dall’infanzia. Vengono riportate alla luce storie di violenze subite e inflitte, antichi retaggi medioevali, fatti raccapriccianti e crudeli che hanno provocato e continuano a provocare dolore e violenza. Tutta l’indagine ruota attorno al mistero del veleno della reclusa. Tale veleno è pericoloso per l’uomo ma diventa mortale solo in grandi quantità e risulta inspiegabile come un uomo possa essere morso così tante volte da arrivare ad accumulare nel proprio corpo una quantità di veleno che possa risultare mortale. Le indagini sono complesse e destinate a complicarsi per l’abilità del colpevole a nascondere indizi e tracce del suo operato. Fred Vargas riesce a raccontare sentimenti ed emozioni dei vari protagonisti con grande realismo, inserendo nel testo spunti legati alla storia, gastronomia ed usanze dei luoghi interessati dalle indagini.

Un racconto vario, con molti spunti di interesse e molti colpi di scena. L’analisi psicologica dei protagonisti si mescola con la parte scientifica relativa ai ragni ed alle loro abitudini ed al veleno che producono. Un romanzo inedito nella trama e imprevedibile negli sviluppi.

Assassinio sul Cervino

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Titolo: Assassinio sul Cervino

Autore: Glyn Carr

Editore: Mulatero

Traduzione: Paola Mazzarelli

Il libro è uscito per la prima volta nel 1951. Scritto da Glyn Carr, pseudonimo di Frank Showell Styles, arruolato nella Royal Navy nella seconda guerra mondiale, poi divenuto esploratore ed alpinista. Si è dedicato alla scrittura scrivendo un gran numero di opere, tra cui alcuni gialli.

“Assassinio sul Cervino” vede come protagonista un noto attore shakespeariano inglese, Abercrombie Lewker, appassionato alpinista e detective dilettante. Abercrombie è in partenza per le vacanze, destinazione Zermatt, quando viene contattato dal suo ex capo dei servizi segreti, proprio il famigerato MI6 di 007, sir Frederick Claybury, che lo incarica di scoprire qualcosa in più sulle reali tendenza politiche di Leon Jacot, un uomo politico emergente francese, anche lui appassionato alpinista in partenza con destinazione proprio Zermatt. E’ intenzione del politico francese  scalare il Cervino a tempo di record. Il corpo di Leon viene ritrovato ai piedi della montagna che voleva scalare, apparentemente precipitato durante la scalata. Lewker arriva sul posto e scopre subito che non si è trattato di un incidente ma di un omicidio. I sospettati sono molti, amici, nemici, accompagnatori, avversari politici, tutti presenti a Zermatt, tutti coinvolti nelle indagini.

Abercromble Lewker è un protagonista originale e brillante, dotato di senso dell’umorismo, acume investigativo, buon senso e inventiva. Gli ambienti naturali in cui si svolge la trama sono descritti dall’autore con abilità e competenza. La scoperta degli indizi, le varie ipotesi e ricostruzioni fatte dagli investigatori per arrivare alla soluzione del caso sono oggetto di accurate descrizioni. Gli indizi sono collegati con i sospettati e le ipotesi sono descritte più volte nel corso della trama, un modo per coinvolgere il lettore nella ricerca della soluzione del caso e provare a confrontare le sue capacità deduttive con quelle degli investigatori. La trama è ambientata nel dopoguerra e le indagini non sono supportate dalle tecnologie onnipresenti nei gialli contemporanei, con un certo beneficio della trama che lascia più spazio alle descrizioni della natura ed alla ricerca delle motivazioni che hanno spinto il colpevole ad uccidere. Il libro è scritto in modo piacevole con un certo humor ed anche con molta attenzione verso gli usi e consumi dell’epoca in cui è ambientata la trama.

La pietà dell’acqua

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Titolo: La pietà dell’acqua

Autore: Antonio Fusco

Editore: Giunti

Antonio Fusco è un funzionario della Polizia di Stato, lavora in Toscana dove si occupa di indagini di polizia giudiziaria. Quindi non è uno scrittore professionista ma comunque, nel caso di gialli e thriller deve essere considerato un addetto ai lavori.

La storia è ambientata in Toscana, è agosto, tempo di vacanze e di giornate caldissime. Un cadavere viene ritrovato in campagna nei pressi di un albero che ha una storia legata alla seconda guerra mondiale. Siamo sulle montagne nei pressi di Valdenza. Il delitto viene commesso nei pressi del paesino di Torre Alta, che ha preso il posto del vecchio borgo di Torre Ghibellina, sommerso da un lago artificiale creato nel dopoguerra dalla costruzione di una diga. Nei giorni dell’omicidio il lago è stato svuotato per la manutenzione straordinaria e la zona è piena di turisti accorsi per visitare il paese sommerso. Il commissario Casabona inizia ad indagare con la sua squadra e conosce subito una presunta giornalista francese che si trova sul posto per indagare su un cold case parigino del 1967. L’indagine è ancora alle fasi preliminari che il caso viene tolto alla polizia giudiziaria e viene preso in carico dalla Dia, in particolare dal commissario Morelli, uno squallido arrivista, al servizio di poteri occulti o deviati, nemico giurato di Casabona. Dopo poco tempo l’inchiesta ritorna di competenza del commissario Casabona e le indagini prenderanno la giusta direzione per chi tiene per la verità e la giustizia.

La storia si svolge tra eventi accaduti durante l’occupazione tedesca, proseguiti nel dopoguerra con ripercussioni anche nel presente, tra suicidi eccellenti, omicidi, pistole fantasma, bossoli di provenienza sospetta, politici ambigui, dossier spariti e molto altro per confezionare un giallo ben scritto e affascinante. Un secondo omicidio, il prete del paese, rende il mistero ancora più oscuro ma fornisce la conferma che è in corso una vendetta che parte da lontano e che è ancora in corso secondo il disegno del suo cinico esecutore.

Il libro racconta gli intrecci tra indagini e politica, il ruolo ambiguo e spesso poco chiaro di coloro che lavorano per i servizi segreti. C’è il personaggio del commissario Casabona, un uomo onesto e incorruttibile che si trova a combattere non solo i criminali ma anche coloro che all’interno del sistema antepongono gli interessi personali o di parte alla giustizia. Un bel personaggio, con i suoi problemi familiari, le sue debolezze personali, i suoi limiti caratteriali, molto umani e condivisibili. C’è anche una figura femminile, la poliziotta francese che collabora con il commissario Casabona, Monique Bernard, che contribuisce a dare alla storia un tocco di seduzione e piacevolezza. Casabona e Monique scopriranno il legame con il passato che condannerà l’omicida. Il commissario Casabona troverà il modo ed il coraggio per sconfiggere anche coloro che avevano interessi politici occulti per far tacere parte della verità.

Casabona si rivela uno dei commissari migliori della lunga serie di personaggi scaturiti dalla fantasia degli scrittori di casa nostra. Un libro piacevole, breve e intenso.

Picnic a Hanging Rock

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Titolo: Picnic a Hanging Rock

Autore: Joan Lindsay

Editore: Sellerio

Traduzione: Maria Vittoria Malvano

La recente messa in onda in TV della miniserie “Picnic a Hanging Rock”, di cui ho visto qualche spezzone,  mi ha incuriosito e non ho potuto fare a meno di leggere il libro.

Questo romanzo appassiona al di là delle sue qualità letterarie perché l’alone di mistero che ruota attorno al monolite di Hanging Rock, un gruppo roccioso nella zona di Melbourne, si è esteso anche al romanzo ed alla sua inedita storia.

Il libro nella versione originale era composto da 17 capitoli più un epilogo che voleva in qualche modo dare una spiegazione degli eventi di Hanging Rock su cui è basata la trama. L’editore all’epoca, con una inedita e fortunata scelta commerciale, decise l’eliminazione dell’epilogo insieme alle conseguenti modifiche del romanzo, per aumentare l’effetto mistero, imponendo la divulgazione di quest’ultima parte solo dopo la morte di Joan Lindsay. Il 18 capitolo venne pubblicato nel 1987, con il titolo “Il segreto di Hanging Rock”.

La trama è ambientata in Australia nel 1900, nel giorno di San Valentino. Il racconto parte da un articolo di cronaca di un giornale locale, sembra un riferimento ad un fatto realmente accaduto, ma la trama è completamente frutto della fantasia di Joan Lindsay.

Il 14 febbraio 1900 un gruppo di studentesse del college Appleyard, una scuola esclusiva per signorine di buone e facoltose famiglie, si recano presso il gruppo roccioso detto Hanging Rock per una gita con relativo picnic. Siamo a circa 50 km da Melbourne, in una campagna bella e selvaggia. Nel pomeriggio quattro ragazze, Miranda, Irma, Marion ed Edith si allontanano dal resto del gruppo insieme alla professoressa di matematica Greta McCraw. Le cinque donne scompaiono improvvisamente. Le ricerche immediate delle amiche e degli accompagnatori non danno alcun risultato. Compare dopo poco solo Edith, in evidente stato confusionale, non ricorda nulla di quanto accaduto alle altre compagne. La polizia viene subito avvisata e organizza le ricerche delle scomparse senza nessun risultato. Un giovane che si trovava vicino alle ragazze, Mike Fitzhubert, colpito dalla bellezza di Miranda, decide di tornare a Hanging Rock per continuare le ricerche, ma si perde nella notte e non fa ritorno a casa. Il suo amico Albert, allarmato dalla scomparsa di Mike, si reca a Hanging Rock alla ricerca dell’amico. Mike viene ritrovato il giorno dopo, è ferito, in stato confusionale, privo di forze, non ricorda nulla di quanto gli è accaduto. Mike ha però lasciato degli appunti con alcune indicazioni. Albert torna ad Hanging Rock e grazie agli appunti di Mike ritrova Irma, in stato di incoscienza, senza scarpe ma con i piedi puliti e senza alcun graffio o ferita, cosa abbastanza insolita, senza alcuna memoria di quello che le è accaduto.

La scomparsa delle ragazze ha forti ripercussioni sulla sorte del collegio. Molte famiglie decidono di ritirare le allieve. La giovanissima Sara, presa di mira dalla perfida direttrice mrs. Appleyard, si suicida. Dora Lumley, insegnante del college, viene licenziata con il fratello ma muoiono il giorno dopo in un misterioso incendio dell’albergo in cui erano ospiti. Nel frattempo la polizia ritrova il corpo di Sara e la direttrice fugge dal collegio, raggiunge proprio il monolite di Hanging Rock e si suicida lanciandosi da un dirupo.

Il libro racconta la vita delle ragazze alle prese con i primi turbamenti dell’adolescenza, della rigida disciplina imposta nel college, delle amicizie delle giovani allieve che nel caso di Miranda, Marion ed Irma raggiunge livelli quasi mistici, del magnetismo di cui è pervaso il sito di Hanging Rock, oscuro e sinistro, ideale teatro della misteriosa sparizione delle ragazze. Un libro che trae molto del suo fascino proprio dalla sua incompletezza e dalla storia rimasta irrisolta. La natura si prende le ragazze e le porta chissà dove, quasi che Hanging Rock fosse un portale attraverso cui passare in una nuova dimensione.

Il famigerato diciottesimo capitolo ci racconta che Edith fugge dal gruppo di ragazze e torna verso la base. Irma, Marion e Miranda salgono il monolite di Hanging Rock e sono raggiunte poco dopo dalla professoressa McGraw, in uno stato quasi di estasi ed accompagna le ragazze verso una diversa forma di realtà, indicando una apertura tra le rocce. Resta fuori solo Irma che esita prima di entrare ma una frana chiude l’apertura in cui sono entrate le altre ragazze. Un finale quasi esoterico, con il passaggio delle fanciulle verso una nuova realtà.

Una storia irrisolta e indecifrabile che continua ad intrigare ad oltre cinquant’anni dalla pubblicazione.

Il gioco del suggeritore

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Titolo: Il gioco del suggeritore

Autore: Donato Carrisi

Editore: Longanesi

Una donna chiama la polizia in una serata di forte pioggia. La voce è spaventata, racconta che uno sconosciuto si aggira attorno casa sua senza alcuna intenzione di andarsene. E’ arrivato a bordo di una vecchia station wagon verde. La telefonata arriva dall’abitazione della famiglia Anderson, composta da padre, moglie e due figlie. Vivono in una vecchia casa isolata, priva di qualsiasi tecnologia, solo un telefono per le emergenze. A causa del temporale e delle poche risorse disponibili, la polizia riesce a raggiungere la casa degli Anderson solo al mattino dopo. La scena che i poliziotti si trovano davanti è sconvolgente. All’interno della casa ci sono impronte di mani insanguinate, striscie di sangue lasciate da corpi trascinati, segnali chiari di una strage effettuata all’interno dell’abitazione, ma non si trovano cadaveri. Tutti i componenti della famiglia Andersson spariti. Una telefonata anonima avvisa la polizia della presenza di una vettura station wagon di colore verde parcheggiata in prossimità di un edificio industriale abbandonato fuori città. La polizia fa irruzione e trova un uomo con il corpo completamente coperto di tatuaggi che rappresentano numeri. L’uomo si lascia arrestare senza opporre resistenza. La stanza in cui si trova l’uomo è piena di vecchi computer. L’uomo tatuato non parla, non rilascia alcuna dichiarazione. Il giudice responsabile delle indagini decide di chiedere la collaborazione di una persona che ha lasciato la polizia da qualche tempo, Mila Vasquez, una esperta nel ritrovamento di persone scomparse, che vive isolata in una casa fuori città con la figlia Alice. Mila ha fatto una scelta di vita radicale, non vuole più occuparsi di indagini, di caccia ai colpevoli, non vuole più avere a che fare con il male. Risponde alla convocazione dei suoi ex colleghi solo per cortesia, decisa a non collaborare. Ma dopo qualche resistenza si convince a collaborare all’indagine e si unisce alla squadra dei suoi ex colleghi che indaga sul caso. Inizia un’avventura mozzafiato in bilico tra realtà vera e realtà virtuale, per esplorare tutte le forme del male, oltre ogni immaginazione.

Il libro ha un magnetismo speciale che attira il lettore come la calamita il ferro. Bastano poche pagine per essere completamente catturati dalla trama e desiderare di proseguire la lettura fino al termine del libro, senza alcuna interruzione. La personalità di Mila Vasquez è unica e attraente, con i suoi limiti e difetti, ma con una mente raffinata e veloce, pronta a rispondere alle sfide lanciate dal male. Così come è intrigante il misterioso sospettato nominato dagli investigatori “Enigma”, con i numeri tatuati sul corpo che diventeranno indizi per le indagini.

Il libro si basa su un ipotetico “gioco” che utilizza la tecnologia della realtà virtuale, attorno al quale ruota la trama. Il libro funziona nella sua totalità, non c’è un aspetto che domina sugli altri. L’atmosfera, le personalità dei personaggi, le continue sfide lanciate dal criminale agli investigatori, i sospettati che cambiano in continuazione in funzione del quadro investigativo, il gioco, le droghe.

Il libro denuncia in qualche modo i rischi di Internet e della tecnologia informatica usata per fini criminali. Ma la storia è invenzione e va presa per quello che è, ossia divertimento per gli amanti di questo genere di libri.

Le rughe del sorriso

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Titolo: Le rughe del sorriso

Autore: Carmine Abate

Editore: Mondadori

“Le rughe del sorriso” è il titolo dell’ultima opera di Carmine Abate che racconta la storia di Sahra, una donna somala che ha raggiunto il centro di seconda accoglienza di Spillace, un piccolo centro della Calabria.

Sahra è una donna bellissima con un sorriso che colpisce chiunque la guardi.  Sparisce dal centro di accoglienza senza alcun preavviso e senza dare alcuna indicazione su dove fosse diretta o sui motivi della sua improvvisa sparizione. Antonio Cerasa è l’insegnante di italiano del centro di accoglienza, innamorato di Sahra, non si dà pace per la scomparsa della donna e comincia ad indagare sulla sua scomparsa. Le ricerche portano Antonio a ricostruire la storia di Sahra, fatta di povertà, di violenza, di sofferenza, fino alla drammatica traversata del mediterraneo e l’arrivo al centro di accoglienza di Spillace.

La storia di Sahra è la storia di molti migranti, che fuggono da paesi in cui le condizioni di vita sono impossibili, per via delle violenze, della povertà, rischiano la vita per raggiungere paesi dove non sono accettati, dove trovano enormi difficoltà ad integrarsi in un mondo che non li vuole.

La storia parla di razzismo, di pregiudizi, del poco valore della vita dei migranti, di come la vita tende a imporsi anche in condizioni tremende.

“Le rughe del sorriso” è un romanzo che tratta il tema dell’immigrazione con la dolcezza dei sentimenti, usando un linguaggio misto, italiano e calabrese, che aumenta il realismo del racconto.

Si parla di immigrazione, integrazione, razzismo e pregiudizi, di paura degli altri ma anche di amore ed accoglienza. Un libro duro e gentile che aiuta a vedere il fenomeno dell’immigrazione dalla parte dei migranti, senza secondi fini politici, facili populismi e luoghi comuni.

Carmine Abate si conferma scrittore attento al tema dell’emigrazione, prima dal punto di vista degli italiani, ora dal punto di vista dei migranti che arrivano nel nostro paese, trovando il coraggio di scrivere un libro che va controcorrente rispetto al pensiero prevalente ai giorni d’oggi.

Dovremmo ricordarci che tutte le persone vorrebbero avere una vita migliore e che tutti, senza alcuna distinzione, dovrebbero avere la possibilità di tentare di averla questa vita migliore.

Il cinese

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Titolo: Il cinese

Autore: Andrea Ciotti

Editore: Rizzoli

Nella odierna Roma multietnica incontrare persone con caratteri somatici di paesi lontani, che parlano italiano come madrelingua o addirittura un perfetto “romanaccio” non è una rarità, anzi, diventa sempre più comune. Ma se si tratta di un poliziotto la sorpresa è ancora tanta. Luca Wu è un vicequestore, italiano di origini cinesi, che viene assegnato al commissariato di Torpignattara, proveniente da Bologna dove si è conquistato una fama di grande investigatore grazie ai brillanti risultati ottenuti sul campo. Il quartiere di Torpignattara è un mix di etnie provenienti da tutto il mondo dove attività economiche e commerciali lecite e alcune inevitabilmente illecite, convivono in modo apparentemente pacifico ma in una situazione che potrebbe degenerare da un momento all’altro. Le autorità hanno sempre maggiori difficoltà a controllare le comunità straniere che diventano sempre più numerose e potenti. Proprio a “Torpigna”, come viene comunemente definito il quartiere nello slang giovanile romano, avviene un efferato delitto durante una rapina. Due malviventi uccidono un commerciante cinese e la sua bambina di 4 anni. Inizia così un giallo dal ritmo serratissimo ambientato nei quartieri di Roma sud che impegnerà le autorità locali a scoprire i colpevoli del duplice omicidio e nello stesso tempo a tenere calme le comunità straniere romane che si sentono discriminate e messe in pericolo.  Le indagini analizzeranno a fondo le attività imprenditoriali dei cinesi a Roma portando alla luce illeciti di vario tipo che procurano guadagni milionari con una organizzazione gerarchica governata da severe leggi che antepongono il guadagno a qualsiasi considerazione etica o umanitaria.

Il libro racconta con precisione la situazione sociale dei quartieri in cui è ambientata la trama, con il racconto storico di come il passare del tempo è coinciso inesorabilmente con la crescita del degrado e l’evoluzione delle attività illecite. Andrea Cotti è stato molto bravo sia nella costruzione della trama che nel raccontare cose e fatti con grande rispetto per tutti, senza pregiudizi o banali luoghi comuni, fornendo un quadro della situazione veritiero. La struttura organizzativa della comunità cinese a Roma ed in Italia viene descritta in modo dettagliato e credibile, sempre nei limiti della finzione del romanzo giallo. Il personaggio del vicequestore è quello di un uomo tormentato che si è separato dalla moglie italiana e dal figlio, rimasti a Bologna, accettando la proposta di trasferimento a Roma. Luca Wu è un uomo infedele di natura ma nello stesso tempo innamorato della moglie, è un ottimo praticante di arti marziali orientali che per il suo lavoro di poliziotto risulteranno estremamente utili. Un personaggio inedito ed empatico che potrebbe avere un ottimo successo in una eventuale serie TV.

Un libro che alterna scene di azione, indagini, fatti violenti con situazioni personali delicate che mostrano l’umanità e la fragilità di alcuni personaggi. C’è molta cura nel descrivere le procedure investigative, le fasi di lotta con le arti marziali, il funzionamento delle attività illecite. Il libro è stato scritto con grande attenzione per tutti i dettagli e il risultato finale beneficia degli sforzi fatti. La lettura del libro concede qualche ora di piacevole evasione con una storia incalzante, ben ritmata e coinvolgente. Le descrizioni di Roma, i percorsi in auto, le condizioni dei vari quartieri descritti sono molto azzeccate, scritte da un autore che conosce bene la città.

La misura dell’uomo

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Titolo: La misura dell’uomo

Autore: Marco Malvaldi

Editore: Giunti

Marco Malvaldi non si accontenta di scrivere le storie del “Bar Lume” con i suoi irresistibili vecchietti, ma appena può si dedica a qualcosa di diverso. Questa volta ha scritto un giallo storico con protagonisti Ludovico il Moro e Leonardo da Vinci.

La storia è ambientata nel 1493. Siamo nel Rinascimento, il mondo sta cambiando, Colombo è arrivato in America con le sue Caravelle, il sistema bancario si sta evolvendo facilitando gli scambi commerciali grazie alla diffusione delle lettere di credito. Milano sta attraversando uno dei suoi periodi migliori con Ludovico il Moro. Leonardo da Vinci frequenta il Castello per realizzare alcuni progetti commissionati proprio da Ludovico. Leonardo è già famoso come inventore, pittore, come uomo di scienza. La sua fama ha superato le Alpi e il re di Francia Carlo VIII invia a Milano due ambasciatori per chiedere aiuto a Ludovico il Moro nella guerra contro gli Aragonesi ma anche con l’incarico segreto di rubare il famoso taccuino dove Leonardo scrive i suoi appunti e disegna gli schizzi dei suoi nuovi progetti, tra cui un fantomatico studio di un automa guerriero progettato per essere invincibile. Leonardo è anche impegnatissimo nella costruzione di un monumento equestre a cui Ludovico il Moro tiene tantissimo, la cui realizzazione è in grave ritardo. In tale situazione storica, un uomo viene trovato ucciso all’interno del Castello e le indagini conseguenti danno il via alla trama del giallo.

Il libro ricostruisce in modo eccellente la parte storica della trama e il lato “umano” di Leonardo, alle prese con vicende terrene quali l’indagine sull’omicidio che porta a scoprire una lettera di credito falsa che in qualche modo coinvolge il Leonardo stesso. Il libro descrive intrighi, giochi di potere, pettegolezzi che si svolgono dentro il Castello dove Ludovico Sforza, duca di Bari, esercita il potere come reggente in nome del nipote. Ludovico è sposato con Beatrice D’Este ma ama Cecilia Gallerani, la dama con l’ermellino, soggetto del famoso ritratto commissionato a Leonardo proprio da Ludovico il Moro. Esilarante il racconto del momento in cui Beatrice scopre che Tommaso ha ordinato a Leonardo il ritratto della sua amante che era stato fatto di nascosto, con sedute di posa notturne. Il libro è scritto da Marco Malvaldi che non si spaventa del blasone dei protagonisti e con il solito stile ironico e irriverente, con alcune parti in linguaggio “rinascimentale” ed alcune parti in toscano moderno, si lancia in una ricostruzione storica degna di un saggio “serio”, scritto da uno storico professionista. Il personaggio di Leonardo è descritto con ironia ed “umanità” inedite. Forse la parte più debole del libro è la parte del “giallo” che non riserba grandi emozioni dalle indagini e relativi sviluppi. Un libro che fornisce una visione inedita sul Rinascimento Italiano ed in particolare di Milano. Nel libro si sono alcuni disegni degli schizzi di Leonardo, una piantina ed una vista del Castello, una pianta di Milano ed una cartina dell’Italia dell’epoca, che impreziosiscono l’edizione stampata. Forse il libro meritava una copertina migliore.

Frammenti di lei

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Titolo: Frammenti di lei

Autore: Karin Slaughter

Editore: HarperCollins

Traduzione: Anna Ricci

Laura e Andy, madre e figlia, al ristorante per festeggiare il compleanno di Andy. Siamo a Belle Isle, Florida. Laura è una logopedista, ha 55 anni e negli ultimi anni ha combattuto contro un tumore al seno. Andy è una ragazza timida che sta cercando la sua strada nella vita ma ancora non ha trovato un lavoro stabile e dipende dalla famiglia. Andy è molto legata alla madre con cui ritiene di avere un rapporto unico ed esclusivo. Madre e figlia stanno parlando durante il pranzo quando improvvisamente entra nel ristorante un uomo armato. Si tratta di Jonah Helsinger, figlio di un ex sceriffo ucciso dai banditi che stavano rapinando una banca. Jonah aveva come obiettivo la ex fidanzata che lo aveva lasciato da poco. Laura interviene ed affronta Jonah con freddezza e determinazione, senza alcun timore di fronte all’uomo armato. Laura non è una madre che cerca di difendere sua figlia ma una specie di marines addestrato ad affrontare questo tipo di situazioni. Laura viene accoltellata ad una mano da Jonah ma con mosse esperte, sorprende tutti i presenti e riesce ad uccidere l’aggressore. Il tutto viene ripreso dalle telecamere e trasmesso ripetutamente dalla TV. Andrea non riesce a credere che sua madre possa aver fatto quello che ha visto. Chi è sua madre? Come può una donna tranquilla trasformarsi in una glaciale assassina? Dall’episodio nel ristorante, ha inizio una storia dal ritmo serratissimo, con Andy costretta alla fuga dalla sua famiglia, inseguita da un nemico che non riesce a capire chi è, da dove arrivi. Andy da ragazza timida ed impacciata dovrà trasformarsi rapidamente in una specie di 007 per fuggire da un nemico sconosciuto e per salvare la pelle.

La storia si sviluppa su due piani temporali, il 2018 e il 1986. Le due storie, quella del 2018 e quella del 1986, sembrano non avere alcun punto di contatto, ma ogni dubbio sarà risolto alla fine del libro, quando tutto troverà una spiegazione. Un thriller che assume a tratti la veste della spy-story, scritto con un crescendo di ritmo, in cui i fatti si susseguono in modo incalzante e con personaggi dalla psicologia ben definita e differenziata. La trama del libro si sviluppa tra molti episodi di azione, fughe, continui cambi di scenario, raccontati con abilità e tempismo. Il libro descrive in modo molto efficace la determinazione di Laura a tenere nascosto il suo passato per proteggere la figlia e lo stupore di Andy nello scoprire che la madre che ha sempre creduto di conoscere in realtà è una persona che non esiste o che è esistita solo nella sua immaginazione. La realtà insegna che nulla è come sembra ed anche che non serve a nulla nascondere il passato a tutti i costi, prima o poi si dovrà fare i conti con la verità. Il libro garantisce qualche ora di puro divertimento per gli amanti del genere. Karin Slaughter dimostra di essere una delle migliori scrittrici di thriller, prolifica ed in continua crescita.