Ghiaccio e Argento – Stina Jackson

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Titolo. Ghiaccio e argento

Autore: Stina Jackson

Editore: Longanesi

Traduzione: Andrea Berardini

C’è una strada lunga 500 chilometri che corre lungo il Nord della Svezia lungo il confine con la Norvegia. E’ chiamata la via dell’Argento. Lelle è un insegnante di liceo e padre di una ragazza, Lina, scomparsa lungo quella strada tre anni prima. Lelle trascorre le estati, quando è libero dagli impegni dell’insegnamento, lungo questa strada alla ricerca di sua figlia. Lelle è un uomo disperato, sa che è molto difficile che la figlia sia ancora viva, ma cercarla per tutta l’estate è l’unico motivo che gli è rimasto per vivere.

Meja è una ragazza di diciassette anni, costretta dalla madre ad una vita stentata e disordinata. Per seguire l’ultimo amore della madre, si trasferisce con lei in un paesino lungo la via dell’argento, non troppo distante dall’abitazione di Lelle. Solitudine e disperazione accompagnano la sua vita quotidiana, che sembra non offrirle nulla di buono, fino a quando non conoscerà un ragazzo che potrebbe cambiarle la vita in modo sorprendente ed inaspettato.

Due storie parallele tra le tante raccontate nel romanzo, che si incontreranno dando vita ad una avventura intensa che rivoluzionerà la loro vita per sempre.

L’avventura ruota attorno alla scomparsa di Lina ed alla folle e disperata determinazione con cui il padre cerca di ritrovarla, senza ascoltare la polizia, che ritiene impossibile ritrovare viva la ragazza e la moglie, da cui ha divorziato, che anche lei ritiene inutile disperarsi in una ricerca impossibile.

Stina Jackson è al suo romanzo di esordio e questo “Ghiaccio e Argento” sembra molto promettente per questa autrice di thriller che sembra aver trovato subito il suo genere ideale per esprimersi al meglio come autrice. Il romanzo scorre veloce, la trama è ben congegnata, i vari personaggi hanno storie molto diverse tra loro, tutto concorre a tenere alta l’attenzione del lettore. L’ambientazione è tipica del nord Europa, una natura selvaggia e attraente, condizioni di vita dure per il freddo, la neve e la poca luce in inverno, tutti fattori poco adatti alla vita delle persone. La cosa migliore del romanzo sono i personaggi, ben caratterizzati e descritti in modo molto efficace, nei loro pregi, difetti, paure, limiti e fobie. Il libro non presenta momenti di calo di attenzione, tutto è sempre in movimento, c’è sempre qualcosa che sta per accadere. Un romanzo con tutti gli ingredienti che dovrebbe avere un thriller dei giorni d’oggi. Un libro che regala agli appassionati del genere qualche ora di avventuroso relax.

In tutto c’è stata bellezza – Manuel Vilas

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Titolo: In tutto c’è stata bellezza

Autore: Manuel Vilas

Editore: Guanda

Traduzione: Bruno Arpaia

Non conoscevo Manuel Vilas, non sapevo nulla della sua vita e produzione letteraria. Ho comprato questo libro per il titolo, che mi è sembrato subito meraviglioso. Manuel Vilas in questo “In tutto c’è stata bellezza” tratta del rapporto che ha avuto con la sua famiglia, del dolore per la perdita dei genitori e della loro presenza costante a fianco a lui dopo la loro scomparsa. Vilas racconta la sua vita, episodi normali, niente di mirabolante, sullo sfondo della vita spagnola degli ultimi decenni. Lui è un uomo ossessionato dalla morte, poco abituato ad esprimere i propri sentimenti, anzi quasi portato a nasconderli. Racconta tanti dettagli della storia dei suoi genitori, piccoli segreti familiari, abitudini e comportamenti quotidiani della sua famiglia. Tante piccole cose, dettagli trascurabili, che al momento lo facevano arrabbiare ma che a ripensarci ora provocano solo tenerezza e nostalgia. Ricordi sparsi, disordinati, scritti con sincera spontaneità, nulla di programmato.

Il libro mi è piaciuto molto, non tanto per il contenuto, ma per avermi fatto rivivere situazioni analoghe della mia vita con la mia famiglia, con i miei genitori. Chi ha perso i genitori può capire cosa vuol dire abituarsi a vivere senza di loro, a non averli a fianco tutti i giorni, alla mancanza del loro affetto e della loro comprensione.  Quel senso di incompletezza che rimane intatto con il passare degli anni per le mancate dimostrazioni di affetto che per fretta e superficialità i figli in genere negano ai propri genitori, senza motivo, senza capire quanto possano essere importanti e quanto grande possa essere l’errore di non esprimerle. I legami con i nostri genitori ci sostengono e ci guidano anche quando si interrompono e sono proprio questi legami che ci danno la forza di andare avanti da soli. Qui sta la meraviglia del titolo del libro. In Tutto c’è stata bellezza. Nelle piccole cose, nei gesti di affetto, nelle frasi quotidiane, quando i comportamenti dei genitori sono mossi solo dall’amore, senza bisogno di avere un immediato ritorno. L’amore dei genitori per i figli non ha bisogno di ricompense, è un dare senza chiedere nulla in cambio. Noi siamo quello che i nostri genitori ci hanno insegnato, sta a noi onorarli e rispettarli, vivendo secondo i loro insegnamenti e mantenendo in questo modo vivo il loro ricordo. Ci sono figli che onorano padri illustri scrivendo biografie che raccontano la vita di grandi uomini, nel campo della politica o dell’industria. Manual Vilas ci ha raccontato la sua vita normale, normalissima ma proprio perché in questa vita normale ha trovato che “In tutto c’è stata bellezza” sta la sua grandezza. Siamo abituati a misurare tutto con il denaro, i successi sono solo quelli che danno ricchezza, ma ci sbagliamo. Non dobbiamo vivere per la ricchezza, ma per la bellezza. Dei sentimenti, degli affetti, delle relazioni, del nostro modo di essere.

 

 

La misura del tempo – Gianrico Carofiglio

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Titolo: La misura del tempo

Autore: Gianrico Carofiglio

Editore: Einaudi

Guido Guerrieri, avvocato, ha quasi cinquant’ anni, comincia ad accusare la routine della professione, affiora una certa stanchezza verso il proprio lavoro. Sente il peso del tempo che passa e che riduce le prospettive. E’ un uomo con pochi stimoli, ancora alla ricerca di una attività che lo rappresenti veramente, più di quanto non abbia fatto la professione di avvocato, da lui concepita fin dagli inizi come qualcosa di provvisorio in attesa della vera svolta.

Guido aveva conosciuto Lorenza quando erano giovani. Lei era bella e affascinante, lui un giovane di venticinque anni ancora poco esperto di cose d’amore. Si erano lasciati e non si erano più rivisti. Un pomeriggio la ritrova nel suo studio. Lei ha perso tutto il suo fascino, è invecchiata, il tempo non è stato gentile con lei e neanche la sorte. Suo figlio Jacopo è in carcere con una condanna per omicidio in primo grado. Lorenza gli chiede di difenderlo nel processo di appello, il suo avvocato precedente è morto da poco. Guido accetta la difesa. Si rende conto delle difficoltà, ma accetta lo stesso il caso che appare subito difficile, con pochissime possibilità di successo. Ha inizio il racconto del nuovo processo, mentre Guerrieri rivive alcuni periodi della sua gioventù legati al ricordo di Lorenza. Da un lato la cronaca giudiziaria con la spiegazione per non addetti ai lavori di tutti i tecnicismi e le tattiche di difesa, di come condurre le contro indagini, dell’attività che un avvocato difensore deve svolgere per preparare al meglio il processo. Dall’altro lato c’è un uomo più che maturo che si ritrova a rivivere parte del suo passato dopo ventisette anni, provando sentimenti contrastanti e lontani tra loro. Dalla compassione per la persona che vede con gli occhi, per le rughe che il tempo e la vita hanno lasciato, ed il ricordo della persona che era stata, con il suo fascino e la bellezza che non ci sono più ma che tornano di continuo alla memoria, rievocando le emozioni e le sensazioni di un tempo. Il romanzo è raccontato in prima persona da Guerrieri e si svolge su due piani temporali, tra ricordi pieni di malinconia e vicende processuali, veloci, dinamiche, con la spietata competizione tra difesa e accusa.

Gianrico Carofiglio ci ricorda l’importanza di guardare le cose da diversi punti di vista, nei processi come nella vita quotidiana e di non accettare le verità più comode ma di avere sempre dei dubbi e di usarli per accertare la verità. “La misura del tempo” è un invito a ripensare alla propria vita, a quello che si sta facendo ed al futuro che si desidera. Non è mai troppo tardi per immaginare un cambiamento e per tentare di realizzarlo veramente.

La danza del Gorilla – Sandrone Dazieri

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Titolo: La danza del gorilla

Autore: Sandrone Dazieri

Editore: Rizzoli

Gorilla soffre di disturbo dissociativo dell’identità. In lui convivono due persone, il Gorilla e il Socio, il suo alter ego, sempre pronto ad intervenire ed in genere a mettere nei guai il Gorilla. Vive ad Amsterdam, su una barca, apparentemente lontano dai guai in cui aveva vissuto negli anni precedenti. Ora deve tornare a Milano, un suo amico è morto e non può mancare al suo funerale. Ha inizio così “La danza del gorilla”, l’ultimo in ordine di tempo, dei romanzi di Sandrone Dazieri. Un romanzo noir ambientato nella Milano contemporanea, una città che muta in continuazione, dove i soldi comandano su tutto.

Sandrone Dazieri scrive in modo lineare e scorrevole, racconta storie forti in modo diretto e veritiero. Così come il Gorilla ha una doppia personalità, la citta di Milano viene descritta come una città moderna ed affascinante con i suoi nuovi quartieri e grattacieli ma che dietro il velo della modernità, nasconde la città dei disperati, dei drogati, degli immigrati clandestini, di coloro che non hanno mai abbandonato la lotta politica clandestina. E’ qui che si scatena la scrittura di Dazieri, quando c’è da descrivere le verità scomode, gli ambienti criminali delle città moderne. Un romanzo che racconta un mondo in cui il denaro comanda anche la giustizia e decide chi deve pagare e quanto. Il denaro non riesce a comandare solo il Gorilla, un uomo che ha deciso di vivere fuori dal coro. Un libro che tritura la realtà moderna e la critica. Un libro che piacerà a chi vuole leggere una storia dissacrante, piena di azione e ben costruita.

Il coltello – Jo Nesbo

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Titolo: Il Coltello

Autore: Jo Nesbo

Editore: Einaudi

Traduzione: Eva Kampmann

Il coltello è il dodicesimo romanzo di Jo Nesbo con protagonista Harry Hole.  Il libro inizia con Hole che è stato buttato fuori di casa dalla moglie Rakel a causa del suo alcolismo senza limiti. Hole è ridotto a vivere in un piccolo appartamento, tra sporcizia e bottiglie vuote. E’ un brutto momento per lui, è stato degradato ad agente semplice ed è stato anche sospeso dal servizio. Un pomeriggio, risvegliatosi da una sbornia colossale, si accorge di avere i vestiti e le mani sporchi di sangue. Non ricorda nulla di quello che è successo la sera prima ma le condizioni in cui si trova non lasciano sperare nulla di buono.

La trama è basata su un intreccio complesso che pagina dopo pagina si complica e si arricchisce di nuovi protagonisti e particolari. Il filo conduttore delle varie storie raccontate nel libro è la vendetta, nelle varie forme possibili, come conseguenza di torti o violenze subite. Jo Nesbo con questo romanzo si conferma come grande costruttore di trame criminali ma anche un grande conoscitore dell’animo umano, riuscendo a descrivere la psicologia dei personaggi con grande capacità. Il senso di giustizia di Harry Hole lo porterà a condurre le indagini anche se sospeso dal servizio, con la solita determinazione anche se i risultati dovessero essere per lui fatali. La Norvegia, idealizzata da noi mediterranei come una specie di paradiso sociale, viene descritta in questo romanzo come un paese dove alcolismo, suicidi, criminalità di ogni tipo e consumo di droghe sono all’ordine del giorno, descrivendo una realtà molto più dura e meno affascinante di quella generalmente considerata. La storia parte con un delitto che appare assurdo e senza movente e le indagini prendono di continuo direzioni che di volta in volta si riveleranno errate, per un epilogo impensabile e del tutto imprevedibile. Jo Nesbo riesce di continuo a depistare il lettore, confondendolo con falsi indizi per allontanarlo dalla soluzione finale, con abilità e grande inventiva. I dialoghi tra i protagonisti sono tra le cose migliori del libro, a dimostrazione delle capacità dell’autore. Un libro complesso, con personaggi violenti, che racconta storie crude e molto lontane dalla quotidianità, con un personaggio complesso e contraddittorio come Harry Hole, sempre in lotta con le sue debolezze personali, i suoi nemici criminali e l’alcolismo da cui non riesce proprio ad allontanarsi. Di poliziotti devastati dall’alcol la letteratura è piena, ma Harry riesce ad affascinare i lettori per il suo modo di essere una persona libera, che non cerca gratificazioni personali ma vuole trovare la verità e trovare giustizia, ad ogni costo.

Il silenzio dei larici – Lenz Koppelstatter

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Titolo: Il silenzio dei larici

Autore: Lenz Koppelstätter

Editore: Corbaccio

Traduzione: Mara Ronchetti

“Il silenzio dei larici” è il secondo romanzo che l’autore, Lenz Koppelstätter, pubblica con protagonista il commissario Grauner e l’ispettore Saltapepe.

La storia è ambientata a Santa Geltrude, un piccolo paese nella Val d’Ultimo, in Alto Adige. Il cadavere di Marie, una ragazza di soli diciassette anni, viene ritrovato vicino a dei larici antichi, una delle mete turistiche del paese. L’architetto Haller, un abitante del posto che da poco ha scelto di vivere nella zona, si autodenuncia dell’omicidio. Tutto il paese sembra invece convinto che sia suo figlio Michael il vero colpevole. Le indagini porteranno alla luce dei gioielli ed alcune pagine di un diario scritto, con molta probabilità, da un celebre ospite della valle. Il diario parla di un omicidio avvenuto circa cento anni prima ma è una storia di cui gli abitanti della valle non vogliono parlare. L’indagine sarà affidata al commissario Grauner in collaborazione con il suo fido ispettore Saltapepe. La storia si svolge in quattro giorni, scanditi da altrettanti capitoli del libro, caratterizzati da un racconto incalzante con una serie di eventi e colpi di scena che attirano l’attenzione del lettore, senza mai un calo di tensione narrativa.

La storia è molto intricata e racconta una vicenda che ha le radici in eventi accaduti oltre cento anni prima. La locanda del paese è il punto di riferimento per le indagini, dove è facile incontrare persone coinvolte negli eventi. La piccola comunità montana è composta da poche persone, dove tutti sanno tutto degli altri ma raramente parlano volentieri dei fatti che non li riguardano e spesso una sorta di omertà valligiana rende difficili le indagini per la coppia di poliziotti, alle prese con difficoltà do ogni genere. Il romanzo è un riuscito mix di buoni ingredienti: la vita nella valle, le abitudini dei valligiani, la natura, la buona cucina, le storie tramandate dal passato, la costruzione di dighe che hanno provocato ferite alle popolazioni non facilmente curabili, antiche rivalità tra le famiglie egemoni della valle, affari moderni ed antiche faide familiari, innamoramenti sfortunati e malesseri giovanili. Tanti ingredienti che Lenz Koppelstätter ha saputo dosare e mettere insieme con una scrittura piacevole e scorrevole, con una buona dose di creatività, dimostrata dal finale imprevedibile.

Il treno dei bambini – Viola Ardone

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Titolo: Il treno dei bambini

Autore: Viola Ardone

Editore: Einaudi

Siamo a Napoli nel 1946. Amerigo Speranza è un bambino di sette anni che vive con sua madre Antonietta. Una vita dura, senza soldi, nella povertà più assoluta. Il marito di Antonietta è partito per l’America per tentare la fortuna ma di lui non ci sono notizie. Amerigo è un ragazzino vispo, nel quartiere è conosciuto come Nobel perché sa tante cose, è curioso, ogni giorno ascolta ed impara. Non ha possibilità di studiare, deve aiutare la madre e guadagnare qualche soldo facendo lavori umili. Non ci sono prospettive per lui, la povertà non lascia scampo. Antonietta decide di separarsi da Amerigo e di mandarlo al Nord, con uno dei treni organizzati dal Partito Comunista Italiano, una iniziativa di solidarietà in cui alcune famiglie del nord Italia ospiteranno per qualche tempo dei bambini del sud, per strapparli alla povertà e dare loro la possibilità di studiare e vivere in condizioni migliori. Amerigo sarà ospitato da una famiglia di Modena, troverà una nuova madre, dei fratelli ed un padre, che gli insegnerà la passione per la musica, gli regalerà un violino che diventerà la sua ragione di vita. La nuova vita di Amerigo è molto diversa dalla precedente e la nostalgia di casa dei primi tempi sarà presto dimenticata per fare posto al timore del ritorno a casa e di perdere tutto quel benessere inaspettato.

Il libro “Il treno dei bambini” è diviso in due parti. La prima in cui si descrive l’infanzia di Amerigo e la seconda, che ha inizio dopo un salto di cinquant’anni in avanti, quando Amerigo ritorna nei suoi luoghi di origine. La narrazione dell’infanzia di Amerigo occupa la maggior parte del romanzo ed è senza dubbio la parte migliore del libro. La storia è raccontata con gli occhi di un bambino ed è resa in modo magistrale da Viola Ardone. Il mondo di Amerigo, i suoi giochi, le sue emozioni, i suoi sentimenti, sono descritti in modo impeccabile. La vita povera e umile dei quartieri napoletani è descritta con realismo, trasferendo al lettore la gioia di vivere e l’energia di un ragazzino ma anche la povertà, il degrado e le difficili condizioni di vita. Così come le emozioni per la nuova vita in una città di cui non capisce la lingua, non conosce il cibo, le difficoltà di inserimento a scuola, la scoperta della musica, tutto è raccontato con grande abilità e realismo.

La seconda parte del libro sposta in avanti il calendario di cinquant’anni. La vita di Amerigo è cambiata, non ha nulla in comune con le sue origini. Il suo quartiere invece è rimasto simile a quello che aveva lasciato. La storia de “Il treno dei bambini” fa parte di quelle pagine del nostro passato che non hanno avuto notorietà e sono state in gran parte dimenticate. Viola Ardone è riuscita a descrivere la storia di Amerigo, dalla estrema povertà ed al dolore per l’allontanamento dalla famiglia, ai timori per l’inserimento nella nuova famiglia alla gioia per la nuova vita, senza mai cadere nel patetico o esagerare con i toni drammatici. Un libro che emoziona per la storia, che stupisce per la scrittura, lineare di grande efficacia, che ci mostra un paese ancora capace di gesti di umana solidarietà.