
Titolo: Zorba il greco
Autore: Nikos Kazantzakis
Editore: Crocetti
Traduzione: Nicola Crocetti
Zorba il greco è un romanzo straordinario da cui è stato tratto un film famosissimo con Irene Papas e Anthony Quinn, la cui colonna sonora composta da Mikīs Theodōrakīs contiene il brano Sirtaki, che accompagna nel film Zorba durante la sua famosa danza. Film, colonna sonora e balletto sono diventati più famosi del libro, ma è dal romanzo che tutto è nato.
Il libro racconta le avventure di Basil, uno scrittore inglese che ha ereditato una miniera sull’isola di Creta. Intraprende il viaggio per raggiungere l’isola e conosce per caso Alexis Zorba, un greco esuberante e pieno di energie e di contagioso entusiasmo per la vita. I due diventeranno amici inseparabili ed andranno incontro a successi, disastri, tragedie. I due amici sono quanto di più diverso si possa immaginare, ossia lo scrittore inglese idealista, benestante, alla ricerca delle risposte ai principali interrogativi della vita, Zorba invece è un uomo poco istruito ma di grande saggezza innata, conosce tutte le risposte alle grandi domande, concetti semplici e di immediata comprensione, pillole di saggezza e di esperienza mescolate insieme. Le avventure dei due porteranno l’autore a toccare temi di rilevanza assoluta, dalle relazioni tra uomo e donna a Dio, dalla religione all’esistenza dell’anima, dalla morte al senso della vita. Il romanzo è quasi un trattato di filosofia sotto forma di avventura vissuta da due amici, raccontata con semplicità e immediatezza. La storia è ambientata a Creta, descritta con grande efficacia, con le case candide, il mare azzurro e le notti arricchite da cieli fantastici. Le parole di Zorba sono coinvolgenti e convincenti, leggendo il libro si è trasportati dal suo entusiasmo, dalla sua voglia di vivere e dalla curiosità con cui guarda ogni cosa che gli accade attorno.
Nel 1972 aala Phonogram di Milano (ora Polygram, credo, se non ha cambiato ancora nome) Anthony Quinn mi chiese un parere sul suo brano https://youtu.be/LoNwVz9uh0k e gli dissi che era una bella canzone, bella come Blue Spanish Eyes 🙂 🙂 🙂
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Che storia! Complimenti.
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Ma no, volevo solo darmi un po’ di arie! 🙂 Inoltre devo rettificare, perché stamattina ho ricordato che fu Shel Shapiro (mio produttore ai tempi) a chiedermelo, perché stava registrando qualcosa con lui. Ciao. Un abbraccione.
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Ciao. La cosa diventa sempre piu’ intrigante …..
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Caro Roberto, di ricordi sugli artisti di Stato degli anni 60 e 70 ne ho molti spassosissimi, tipo Modugno che nel finale di “Selene” lancia il microfono per aria (eravamo alla Capannina di Alassio, all’aperto), fa per riprenderlo in caduta ma sbaglia mira e il microfono si sbriciola sul palco di pietra, e noi a ridere perché il nostro capo orchestra (Nuccio Nicosia), suo amico di vecchia data, non sapeva che faccia fare… Se un giorno li scriverò, sarai il primo a leggerli, perché vedo che sei un bravo scrittore essenziale e magari con il tuo talento potrebbero diventare un libro. Un caro saluto.
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Grazie per considerarmi un bravo scrittore essenziale. Ma stai esagerando. Un carissimo saluto e tanti grazie per i tuoi commenti
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Un libro che vorrei leggere da una vita
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