Titolo: La figlia unica
Autore: Abraham B. Yehoshua
Editore: Einaudi
Traduzione: Alessandra Shomroni
La storia è ambientata tra il 1999 e il 2000. Protagonista Rachele, ragazzina di 12 anni, brava a scuola, vispa e intelligente, di famiglia facoltosa, padre e nonno avvocati titolari di un avviato studio legale. Rachele sta vivendo un periodo non facile della sua vita. Non può partecipare alla recita scolastica perché il padre non vuole che lei ebrea sia troppo influenzata dai suoi amici cattolici. Al padre è stato diagnosticato un tumore al cervello e non ha nei confronti della figlia tutte le attenzioni che lei vorrebbe. La madre e i nonni, pur volendole bene, sono distaccati e poco presenti. Rachele si pone domande sulla religione, su come affrontare il dolore della possibile perdita di un genitore, se l’imminente operazione dal padre non dovesse avere successo. Domande impegnative a cui non è facile trovare risposte. Rachele vede il mondo con i suoi occhi e con la sua mente innocente mai maliziosa, le sue domande consentono all’autore di toccare temi importanti come gli affetti familiari, la religione, la guerra, le difficoltà dei ragazzi a sviluppare la propria personalità, i diversi punti di vista tra due culture diverse come quella italiana e quella israeliana, le diverse interpretazioni della storia, dalla distruzione del Tempio di Salomone alla Seconda Guerra Mondiale e la terribile sorte di moltissimi ebrei. Yehoshua rende omaggio al nostro paese, da lui considerato una seconda patria, ambientando l’intera storia nel nord Italia ed alla nostra cultura, considerando il libro “Cuore” come testo di grande importanza per la formazione di Rachele.
L’autore riesce a descrivere alla perfezione i pensieri e le emozioni della ragazza pur mantenendo uno stile diretto, senza troppi orpelli, con grande sensibilità e gentilezza. Un libro sull’importanza degli affetti e dei contatti umani, che devono essere veri e tangibili soprattutto nei momenti di necessità delle persone.
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