Seguo i temi del lavoro tutto l’anno per motivi professionali, ho a che fare quotidianamente con la formazione dei dipendenti e la sicurezza del lavoro. Trovo che la festività del primo maggio sia una ricorrenza ormai sbiadita, svuotata del suo reale significato, infarcita di retorica e di luoghi comuni, in cui molti parlano senza dire nulla che possa contribuire realmente a migliorare la situazione dei lavoratori meno fortunati o di coloro che sono senza lavoro. Ci vorrebbe meno ipocrisia e maggiore determinazione a fare qualcosa di concreto per chi il lavoro non lo ha e per chi è costretto a lavorare in condizioni impossibili.
In questi giorni sta facendo molto scalpore la protesta dei Food Rider, ossia coloro che in bicicletta consegnano cibo a domicilio. La protesta consiste nella minaccia di rendere pubblici nomi, abitudini ed altri dettagli privati dei clienti presunti VIP dal braccino corto che non lasciano mance a chi consegna loro le ordinazioni. La forma insolita di protesta ha scatenato una serie di articoli sui vari organi di informazione, smentite da parte degli interessati, tanti commenti pieni di odio sui social. Trovo questo tipo di protesta fuori luogo. I Rider stanno sbagliando bersaglio. Il loro nemico non sono i clienti che acquistano i servizi dalle aziende che li sfruttano. Non sono i clienti che devono elargire mance per arrotondare la misera paga che viene corrisposta dalle aziende a chi consegna le ordinazioni. I Rider fanno un lavoro rischioso, affrontano in bici il traffico delle città, sono costretti a lavorare con ogni condizione climatica, senza alcuna copertura assicurativa, senza nessuna dotazione di sicurezza pagata dall’azienda, per pochi spiccioli a consegna, mentre le aziende che li ingaggiano realizzano utili milionari. Per i food rider non ci sono tutele, non ci sono leggi o normative sulla sicurezza del lavoro, non ci sono salari minimi, non c’è nessuno che li difenda. E’ questa la modernità? E’ questo il progresso che avanza? No, affatto. E’ il vecchio che trionfa. Multinazionali ricche e potenti si muovono in modo scaltro e spregiudicato cogliendo di sorpresa i governi che spesso colpevolmente reagiscono con la velocità dei bradipi alle iniziative dei privati, senza riuscire a riscrivere regole e leggi continuamente e creativamente aggirate dalle aziende. Un anno fa i Food Rider erano nelle stesse condizioni ed oggi nulla è cambiato anzi l’unica cosa che è cambiata è la paga per consegna che è stata dimezzata. I food rider non dovrebbero protestare o scioperare. Dovrebbero fare molto di più. Dato che tutti dicono che guadagnano troppo poco ed il lavoro che fanno non dà loro nessuna prospettiva futura (per quanti anni si può fare il food rider?) dovrebbero fare un atto di coraggio collettivo e rinunciare a questo sfruttamento lasciando le aziende. Tutti, insieme, contemporaneamente e subito. Una azione collettiva, concreta, forte, coraggiosa. A beneficio di tutti loro ed anche degli altri che in futuro lavoreranno per le stesse aziende.
Perché accettare di essere sfruttati? I food rider possono essere presi come esempio di tutti i lavoratori costretti ad accettare condizioni impossibili. Ci sono esempi anche in altri campi, di aziende di dimensione mondiali, che stanno acquisendo posizioni quasi monopolistiche, che continuano a macinare profitti miliardari in euro o dollari imponendo ai propri dipendenti condizioni di produttività impossibili.
Bisogna riconquistare per tutti i lavoratori il diritto ad avere un lavoro dignitoso. Perché farsi sfruttare da aziende che grazie a questo sfruttamento fanno profitti milionari senza ridustribuire in modo equo gli utili ?
Un modello di business non può funzionare sottopagando la manodopera ed imponendo condizioni vessatorie a coloro che svolgono il lavoro sul campo. Questo sfruttamento andrebbe proibito dalla legge. Perché un semplice artigiano se ha bisogno di un aiutante lo deve assumere, formare, dotarlo di adeguati dispositivi di sicurezza, pagare tutti i contributi previsti, malattie, ferie, riposi e festività, mentre aziende milionarie possono permettersi di sfruttare i lavoratori che tengono in piedi il business senza offrire ai lavoratori condizioni minime accettabili? Non sono queste le aziende di cui abbiamo bisogno per risolvere il problema della disoccupazione, non sono questi i lavori che possono aiutare i disoccupati a trovare il modo di guadagnarsi da vivere. Questo è solo un esempio delle tante cose che non vanno nel mondo del lavoro. Ma nessuno fa niente, né il Governo né i Sindacati. Ed anche questo primo maggio 2019 sarà sprecato, solo tante parole e niente fatti. Intanto in Italia dal primo gennaio 2019 i morti sul lavoro sono 145.
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