Titolo: L’avvocato colpevole
Autore: John Fairfax
Editore: Piemme
Traduzione: Alfredo Colitto
John Fairfax è uno pseudonimo, il vero nome dell’autore è William Broderik, filosofo e teologo che è stato anche frate per alcuni anni prima di lavorare come avvocato e poi successivamente come scrittore. Usa lo pseudonimo quando scrive legal thriller come “L’avvocato colpevole”.
William Benson ha vent’anni e viene condannato all’ergastolo per un omicidio che lui dichiara di non aver commesso. Le prove sono tutte contro di lui e la giuria non avrà esitazioni nel condannarlo. In carcere decide di studiare legge, di laurearsi e di superare l’esame da avvocato. Tutti lo sconsigliano, cercano di convincerlo a non provarci nemmeno, perché avrebbe avuto contro l’ordine professionale e tutti gli avvocati. Il sistema si sarebbe ribellato, la professione di avvocato è riservata a persone dal passato integerrimo, un assassino non potrà mai difendere qualcuno in un tribunale. Benson non si arrende, va dritto per la sua strada. Per avere lo sconto di pena confessa ciò che non ha commesso, deve farlo per uscire di galera prima possibile. Dopo dieci anni di detenzione, Benson esce per buona condotta. Non ha amici, nessuno che lo sostenga. Apre il suo studio in una ex pescheria. Trova spesso immondizia davanti la porta di casa, ogni tanto qualcuno per strada lo aggredisce, per provocarlo, per farlo reagire. Ma Benson sa perfettamente che una sua reazione potrebbe riportarlo in galera per sempre, è un ergastolano che è uscito di galera per buona condotta, ma è una decisione revocabile, provvisoria, non può permettersi errori. Solo una persona lo ritiene degno di fiducia, Tess de Vere, all’epoca della condanna di William era una stagista dello studio legale che aveva difeso Benson, allora aveva creduto nella sua innocenza ed ora non teme di compromettere la sua carriera continuando a credere in Benson, nella sua innocenza come imputato nel processo e nelle sue buone intenzioni nella professione di avvocato. William e Tess lavoreranno insieme alla difesa di una donna, Sarah, accusata di aver ucciso il suo amante. Le prove sono tutte contro di lei, sembra una difesa senza speranza, proprio come era stato il processo di William. I due proveranno a far vincere la giustizia, contro tutto e contro tutti. Dovranno combattere contro l’opinione pubblica e contro l’ordine degli avvocati, contro l’accusa della loro cliente, che conduce il processo non per trovare la verità ma solo per condannare Sarah e quindi Benson. Il romanzo racconta in dettaglio la cronaca del processo dove Benson è il difensore e l’indagine sul suo processo da parte di Tess de Vere, per capire se può fidarsi dell’uomo per cui sta mettendo a repentaglio la sua promettente carriera. Il lettore si trova combattuto, da un lato è portato a credere nell’innocenza di Benson, a considerarlo un piccolo eroe, un paladino dei deboli, dall’altra i fatti e le prove non sono così nette ed indiscutibili e la sua innocenza viene spesso messa in dubbio dall’evolversi della storia. L’autore riesce benissimo a dosare le informazioni, aggiungendo di volta in volta, maggiori informazioni per seminare nuovi indizi e nuovi dubbi sia su Benson che su Sarah. Benson è un personaggio per cui il lettore non può che fare il tifo. Nonostante la condanna ingiusta si laurea, passa l’esame da avvocato, studia e si prepara per la sua carriera legale con una determinazione ammirevole, vuole migliorare il funzionamento della giustizia, vuole evitare che altri innocenti finiscano in galera, come è capitato a lui. Combatte contro tutti per dimostrare che è giusto dare una seconda possibilità anche a chi ha commesso gravi colpe ma ha scontato la propria pena. Benson diventa un rappresentante di tutti coloro che non sono riusciti ad avere questa seconda possibilità e sono rimasti emarginati dalla società. Per gli amanti del genere “legal thriller” un romanzo da leggere senza alcun dubbio.
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