Titolo: Stato di terrore
Autore: Hillary Rodham Clinton & Louise Penny
Editore: Einaudi
Traduzione: Fiorenza Lupo
Hillary Clinton ha preso una sonora batosta da Donald Trump alle elezioni del 2016. Hillary era la favorita, tutti erano convinti che avrebbe vinto a mani basse. Sappiamo tutti come è andata a finire. Hillary sconfitta nettamente, Trump vincitore criticato dai suoi detrattori che lo hanno sempre definito come un disastro per gli Stati Uniti, secondo i suoi sostenitori un grande americano, un eroe del popolo, un patriota. Hillary non si è più ripresa dalla sconfitta elettorale e si è ritirata dalla politica attiva. Ma non ha deposto l’ascia di guerra e sta attuando la sua vendetta contro Trump, che dopo la mancata rielezione, è diventato un bersaglio facile. In che modo si sta vendicando Hillary? Scrivendo libri come questo “Stato di terrore”, creato a quattro mani con la scrittrice canadese Louise Penny. La protagonista del romanzo è Ellen Adams, segretario di stato americano, nominato da un presidente appena eletto che si è insediato dopo una presidenza disastrosa che aveva compromesso la leadership americana nel mondo. Chiaro il riferimento autobiografico all’esperienza come segretario di stato della Clinton, che ha ricoperto tale carica dal 2009 al 2013. Come è chiaro che il presidente disastroso di cui si è liberata l’America sia proprio Trump. Il romanzo mette alla berlina la politica dell’ex presidente Trump, i suoi ambigui e mai chiariti rapporti con la Russia e con il suo Presidente Putin, evidenziando i danni provocati dalle sue decisioni alla credibilità dell’America. Il libro racconta la gestione di una crisi mondiale, con un gruppo di terroristi che dopo aver messo in atto attentati sanguinari in Inghilterra e Francia, hanno nel mirino proprio gli Stati Uniti. La trama è appassionante, intricata, una serie di eventi incalzante, un giro del mondo frenetico, una lotta contro il tempo per evitare una escalation di attentati che potrebbe non avere fine. Ellen Adams appare come una eroina, capace di tener testa ai potenti del mondo, compresi i suoi nemici e detrattori in America. Se non si vince alle elezioni, si vince nei romanzi. E la penna diventa strumento di vendetta.
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