Belladonna

Titolo: Belladonna

Autore: Daša Drndic

Editore: La nave di Teseo

Traduzione: Lilijana Avirovic

Quattro casi di rinuncia volontaria ad esprimersi e ricordare, sono il breve prologo di “Belladonna” di Daša Drndic. Andreas è un professore universitario di sessantacinque anni costretto alla pensione. Lui è un ex, ex psicologo senza pazienti, ex scrittore senza libri da scrivere, ex professore senza cattedra. Vive da solo in un appartamento in un piccolo paese della Croazia, con i libri, fotografie, lettere, i ricordi di una vita, si deve accontentare della misera pensione. La sua salute peggiora, comincia a frequentare medici ed ospedali. Con il tempo anche lui perde interesse a comunicare e ricordare, sente che tutto è inutile, l’unica prospettiva che gli rimane è la morte. C’è anche un altro malato nel romanzo, che è il secolo in cui Andreas ha vissuto, con la sua storia dolorosa, difficile da dimenticare, anche da capire e giustificare. Non mancano le critiche alle classi intellettuali ed al mondo accademico, troppo impegnate su sé stesse e poco a quello che accade all’esterno.

Molti di questi ricordi sono legati all’occupazione nazista durante la Seconda Guerra Mondiale e la successiva frammentazione della Jugoslavia. C’è anche il racconto della vita scintillante nelle principali città europee, come Venezia, Trieste ed Amsterdam. Non gli resta che la memoria, il ricordo del passato con i suoi orrori. Il decadimento fisico di Andreas si accompagna al degrado sociale e culturale anch’esso inarrestabile, con una situazione politica che non lascia sperare nulla di buono.

Un libro intenso, potente, doloroso ma anche realistico ed evocativo, che racconta le difficoltà di chi vive solo, senza grandi mezzi economici, senza la possibilità di sentirsi utile. Daša Drndic scrive in modo diretto, duro, senza compassione o pietismo per Andreas, solo un realismo che appare quasi brutale. Una storia fatta di tanti frammenti, messi insieme con grande abilità.

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