Regalo di Natale: la BCE aumenta ancora i tassi

Ho fatto studi scientifici ed ho maturato le mie convinzioni in campo economico in base alle esperienze di vita ed al buon senso. Non mi fido degli economisti e delle massime istituzioni finanziarie dai nomi roboanti, incapaci di prevedere le crisi che periodicamente devastano il sistema finanziario mondiale, senza mai accorgersi in tempo utile delle tempeste in arrivo. Tali organismi pretendono di regolare l’economia mondiale, liberalizzata e senza regole, con i loro provvedimenti, spesso tardivi e quasi mai efficaci, applicando ricette inadeguate a regolare il sistema che vorrebbero far funzionare con le loro correzioni dopo che i fatti sono accaduti, con risultati che dimostrano che il sistema fa quello che vuole, in barba a tutte le teorie previsionali.

Mi ritrovo pienamente nella definizione di economista fornita da Laurence Johnston Peter Un economista è un esperto che saprà domani perché le cose che ha predetto ieri non sono successe oggi.

Una delle istituzioni finanziarie di cui non mi fido in assoluto è la BCE. Sarà per l’aspetto poco rassicurante dei suoi massimi rappresentanti? Sarà per i colpi inferti alla Grecia? Sarà per le ultime decisioni di alzare i tassi di interesse?

L’aumento dei tassi di interesse ha peggiorato repentinamente le condizioni del credito per le famiglie e le aziende, non otterrà alcun effetto sull’inflazione, dato che dipende quasi esclusivamente dall’aumento del costo dell’energia che dipende a sua volta dalla guerra in corso e dagli strani meccanismi di calcolo del prezzo del gas e dell’energia. Di sicuro aumenterà con effetto immediato i ricavi delle banche ai danni di coloro cha hanno preso soldi in prestito.

I cittadini subiscono i rincari energetici pagando bollette con importi due o tre volte superiori a quelle di qualche mese prima, a parità di consumi. Molti negozi ed esercizi privati non riescono più a coprire le spese e stanno chiudendo o chiuderanno nei prossimi mesi. Quelli che cercano di rimanere aperti devono necessariamente aumentare i prezzi, per cercare di coprire i costi energetici. Le istituzioni europee hanno fatto qualcosa per evitare gli aumenti delle bollette energetiche? No. La misura che potevano mettere in piedi era il tetto al prezzo dell’energia ma non l’hanno fatto. Riguardo la crisi dei prezzi dell’energia, i paesi europei sono andati avanti in ordine sparso, ognuno pensando al proprio orticello. Ora il prezzo del gas sta scendendo, ma chissà quando ne vedremo i benefici. Intanto la BCE ha preso la decisione di aumentare ancora il prezzo del denaro per combattere l’inflazione. A cosa servirà questa misura? A nulla, l’inflazione aumenterà o scenderà a seconda del prezzo dell’energia, dato che è causata in gran parte da questi aumenti. Gli aumenti dei prezzi sono una diretta conseguenza dell’aumento delle bollette. I singoli esercizi commerciali sono costretti ad aumentare i prezzi se non vogliono chiudere. L’inflazione continuerà a salire o scendere seguendo l’andamento dei prezzi energetici, con buona pace della BCE. Per i cittadini ci saranno aumenti ingenti delle rate dei mutui e per molte famiglie le difficoltà saranno insormontabili. A chi servirà questa misura? Non certo ai cittadini ed alle imprese, che non sentivano il bisogno di vedersi peggiorare le spese in modo così ingente. Di sicuro le banche aumenteranno i loro profitti in modo esagerato senza avere alcun merito. In fondo la BCE sta facendo il suo lavoro, togliere più soldi possibili dalle tasche dei cittadini e distribuire il bottino ai suoi azionisti. Ma come, risponderebbe piccata la BCE, i nostri azionisti sono le banche centrali dei vari stati europei. Vero, ma gli azionisti delle banche centrali sono le banche private, quindi….

E’ morto Abraham Yehoshua

Ci ha lasciato un grande scrittore, un grande uomo. Sognava un mondo in cui Ebrei, Arabi ed Europei potessero vivere in pace, nel rispetto reciproco. Non temeva di andare contro corrente, non aveva paura di manifestare le sue idee anche quando erano scomode. Amava l’Italia che considerava come la sua seconda patria. Amavo i suoi libri, ne cito uno per tutti, Ritorno dall’India. Riposa in pace Abraham. La tua parte l’hai fatta.

Altri morti sul lavoro

Oggi 16 ottobre altri due morti sul lavoro.

Dall’inizio dell’anno le morti sul lavoro continuano a crescere. Nei primi tre mesi dell’anno erano stati 185. A fine agosto erano diventati 771. I numeri continuano a peggiorare. Troppi incidenti, troppi morti. Molte le grandi cause su cui l’opinione pubblica di impegna e di batte. Covid19, vaccini e tamponi, le elezioni, i nuovi squadrismi di ogni colore, il riscaldamento globale, l’invasione della plastica. Al lavoro si muore, ma nessuno manifesta, nessuno protesta.

La colpa non è del caso o della sfortuna. Ci sono colpe individuabili e cause risolvibili. Se fossimo un Paese normale. Ma non lo siamo. Si muore perché la sicurezza costa. Formare un lavoratore costa, dotarlo di attrezzature adeguate costa, organizzare il lavoro in modo sicuro costa, perché le sicurezze delle macchine costano e si risparmia tempo eliminandone. Diminuire fino ad azzerare i rischi di infortunio nelle aziende dovrebbe essere l’obiettivo comune di imprenditori, lavoratori, sindacati, politici. Ma a parte qualche titolo sui giornali, la commozione per qualche incidente dalla modalità particolarmente cruente, qualche storia personale che attira maggiormente l’attenzione, delle morti sul lavoro ci si dimentica presto, quasi come fossero inevitabili. Qualche mese fa avevo scritto a proposito delle morti di Luana, schiacciata in un orditoio e di Christian, schiacciato da un tornio, le seguenti frasi.

“Spero che le indagini sulle morti di Luana e Christian siano accurate e che portino alla verità. Chi ha sbagliato è giusto che paghi un prezzo adeguato alla colpa. Luana, Christian, le loro famiglie e tutte le altre vittime del lavoro, hanno già pagato un prezzo troppo alto. Non c’è indennizzo che possa ripagare la perdita di una persona cara, ma la verità non ha prezzo e spesso è il vero indennizzo che le famiglie delle vittime desiderano ricevere.” Non è successo molto dopo diversi mesi da queste morti, dolorose come tutte le altre.

Continuo a credere che anche un solo morto all’anno sia inaccettabile, che mettere a repentaglio la vita delle persone senza prendere tutte le misure organizzative e tecniche in tutte le attività produttive sia assolutamente irresponsabile e che le aziende che non attuino tutte le misure di sicurezza debbano essere costrette a farlo, con un sistema di controlli, di formazione per gli imprenditori e per i lavoratori, di sostegni economici, per riuscire a risolvere questo problema.

In molte aziende industriali ci sono dei pannelli luminosi che indicano il numero di incidenti che si sono verificati da una certa data in poi, da quanti giorni la fabbrica o la linea stia lavorando senza che ci siano stati infortuni. Propongo di mettere davanti al nostro Parlamento un mega schermo, con un contatore, che 24 h su 24 ricordi ai nostri politici quanti morti sul lavoro ci sono stati dall’inizio dell’anno e quanti ce ne sono ogni giorno. Per ricordargli, tutti i giorni, la loro inefficacia, superficialità ed incompetenza.

Intervista a Riccardo Landini

Intervista a Riccardo Landini

Riccardo Landini ha esordito nel 2009 con “E verrà la morte seconda”, poi ha scritto la quadrilogia  “Il primo inganno”, “Non si ingannano i morti” , “Ingannando si impara” e “Senza trucco, senza inganno”.

I suoi ultimi tre libri, “Il giallo di via San Giorgio”, “Il giallo della villa abbandonata” e “Segreti che uccidono”, hanno come protagonista il restauratore di mobili Astore Rossi.

Ho avuto il piacere di intervistarlo, ecco le sue risposte.

  • Sei uno scrittore a tempo pieno oppure svolgi anche altre attività lavorative?

Da circa due anni quella di scrittore è l’unica mia attività, l’unico mio pensiero costante, fisso. Scrivo tutti i giorni, dalle otto e mezza alle diciotto, sempre che, ovviamente, non mi capitino altri impegni. Il bello è che mi sembra di non aver mai fatto altro, dimenticando i miei trascorsi di diverso tipo. Cerco sempre di tenere un discreto ritmo di scrittura, anche se non mi impongo mai un numero minimo di pagine. Talora mi obbligo a scrivere anche poche righe quando non ho proprio voglia. Ad esempio in questo periodo dell’anno in cui il caldo non mi aiuta, dato che preferisco di gran lunga il freddo. D’estate quindi la fatica di scrivere è maggiore, ma in compenso giro parecchio per la promozione.

  • Quando è nata la tua passione per il genere giallo/thriller?

Dovrei risponderti da sempre, considerando che uno dei primi libri che ho letto da bambino è stato un omnibus di Edgar Allan Poe, edito dalla Sansoni, Poe che, tra l’altro, è considerato l’artefice della nascita del genere giallo investigativo con il suo personaggio di Auguste Dupin. Quell’incontro con l’autore americano ha cambiato la mia vita, anche se a dir la verità leggo di tutto, saggistica compresa. Comunque con il tempo la passione, non solo letteraria, ma anche cinematografica, per quel genere è rimasta, alimentata dalla scrittura di racconti brevi per vari giornali cui ho collaborato. Quando poi si è presentata l’occasione di creare un romanzo… Bè, si può affermare che la strada era ormai segnata.

  • Astore Rossi, il protagonista della tua ultima trilogia, è un restauratore di mobili, costretto suo malgrado a fare l’investigatore. È un personaggio completamente di fantasia o ti sei ispirato a qualche persona reale?

Ti dirò che, per quanto riguarda Astore, l’ispirazione mi è venuta parecchi anni fa, un giorno che stavo tornando in ufficio dopo un impegno con un cliente in un’altra parte della città. Ero a piedi e, per fare prima a rientrare, avevo deciso di attraversare un dedalo di stradine del centro storico. Mi sono ritrovato così in una di queste, davanti alla vetrina di un restauratore. La via era silenziosa, costellata di serrande chiuse e di vecchi manifesti strappati sui muri umidi degli edifici. E dietro il vetro si apriva la piccola bottega dove un anziano stava lavorando chino su di una cornice di legno dorato. Dopo averlo osservato per qualche istante, stupito che in quella zona ci fosse ancora un artigiano in attività, ho ripreso il cammino senza pensarci più. Però il giorno successivo, al mio risveglio, avevo in mente tutto “Il giallo di via San Giorgio” praticamente dalla prima all’ultima parola. Si vede che Astore aveva colto l’occasione per venirmi a trovare durante il sonno così da raccontarmi la sua storia personale. E io, ovviamente, ne ho approfittato per diventarne il biografo ufficiale.

  • Astore nell’ultimo libro “Segreti che uccidono” si evolve come personaggio. Il finale lascia pensare a un seguito. Ci stai già lavorando?

I romanzi di Astore rappresentano la storia della sua vita o, meglio ancora, della sua rinascita dopo vent’anni di isolamento dal mondo. “Il giallo di via San Giorgio” segna l’inizio di un nuovo cammino per lui che si era rinchiuso in se stesso, diviso tra bottega e casa. Nel terzo in effetti le novità non mancano: ha imparato ad affrontare le situazioni difficili, a maneggiare la sua vita con meno remore e, soprattutto, si è reso conto che il mondo può essere interessante se ti ci tuffi dentro tenendo gli occhi aperti. Isabella, la bambina che si trova ad ospitare per qualche settimana gli apre definitivamente gli occhi con la sua ingenuità e lo aiuta a metabolizzare meglio il passato in attesa delle grosse novità (che non sveliamo) che lo attendono. Ho già pronto il nuovo episodio, che uscirà l’anno prossimo, nel quale Astore si ritroverà in grossi guai, alle prese con qualcuno che mai si sarebbe aspettato di incontrare nuovamente.  Il titolo provvisorio è “So cos’hai fatto”.

  • In futuro potrai cambiare genere o rimarrai fedele al giallo?

Ho scritto racconti di ogni genere, dalla fantascienza al sentimentale, dall’horror ai temi di vita quotidiana. Per quel che riguarda i romanzi tuttavia sono legato al genere giallo/noir anche se devo aggiungere che considero il genere come un mezzo per raccontare storie e personaggi, per esporre riflessioni e per interrogare me stesso e i lettori su temi come la solitudine, il senso dell’esistenza, l’alcolismo, la depressione. Ammantare di mistero e di tensione le storie aiuta a mantenere vivo l’interesse di chi legge e ad accompagnarlo attraverso le pagine in cui talvolta più che l’azione sono i pensieri dei protagonisti che contano.

  • Quando scrivi un romanzo, pianifichi la trama in dettaglio oppure ti lasci guidare dalla fantasia?

Quando inizio un romanzo al novanta percento ho già in testa la trama dall’inizio alla fine.        Mi piace pensare che siano gli stessi personaggi che arrivano da me per chiedermi di     narrare le loro vite, il che mi semplifica di parecchio le cose. Gli unici appunti che prendo             mentre scrivo riguardano i nomi e le caratteristiche dei protagonisti minori; in qualche caso, disegno uno schizzo, una mappa dei luoghi dove si svolge il plot per definire con più     accuratezza l’azione.

  • Scrivi tutti i giorni oppure solo quando sei ispirato?

In pratica ho già risposto a questo in precedenza. Posso aggiungere che con la mole di lavori già pronti a disposizione potrei smettere di scrivere per anni e sfruttare quel mio piccolo tesoro accumulatosi nella memoria del computer. Però l’esigenza di mettere su carta o meglio su display ciò che mi attraversa la mente e il cuore è senza alcun dubbio prevalente rispetto al pensiero (anche della mia agente letteraria) secondo cui è inutile continuare a buttar giù pagine su pagine prima di aver smaltito la quantità di arretrati pronti. Ma come per l’Ulisse di Dante, il desiderio di andare avanti, di esplorare di scoprire nuovi orizzonti è troppo forte per fermarsi qui. Spero davvero di riuscire a pubblicare tutto…

  • Lavori ovunque oppure hai un posto speciale dove riesci a scrivere meglio.

Ho una mia postazione, in mezzo ai miei libri e ai miei vinili, dove mi ritiro per lavorare. Mi è capitato comunque di scrivere in qualunque luogo, mi basta avere a disposizione un block notes e una biro. Di solito ascolto musica mentre scrivo, classica o progressive inglese, ma non è indispensabile, tanto mi astraggo dal mondo che mi circonda. Una cosa che pochi sanno: adoro scrivere durante i temporali. Auspicando che non vada via la luce sul più bello…

  • Scrivi direttamente sul computer oppure ti affidi per la prima stesura a carta e penna?

Scrivo al computer, non potrei fare altrimenti. Si risparmia un sacco di tempo, vista la comodità delle correzioni e delle aggiunte. Considera che prima di sottoporre all’editore un romanzo lo rileggo e rifinisco almeno una dozzina di volte, quindi non posso che ringraziare l’inventore del pc. Recentemente, nel corso di un trasloco, ho ritrovato un mio vecchio romanzo giovanile scritto a macchina e mi sono rammentato della fatica per correggerlo, dovendo ogni volta riscrivere la pagina da cambiare, se non addirittura il capitolo intero.

  • Leggi sia e-book che libri di carta?

Confesso di non aver mai usato un lettore per e-book. Adoro il fruscio delle pagine, tenere il libro tra le mani, guardare la cover, respirare il profumo della carta… Anche se il mezzo elettronico può essere molto comodo (ricordo certe vacanze in cui mi portavo dietro una ventina di volumi da leggere, dedicando una valigia solo ad essi…), io sono rimasto ai vecchi tempi. La mia biblioteca conta su un numero imprecisato di libri di ogni tipo e lo trovo uno spettacolo che mi riempie di gioia ogni volta che lo osservo. D’altro canto devo ammettere di aver venduto tanti romanzi in e-book e dunque non posso che esser lieto che esista anche questo sistema di lettura alternativo.

  • Che ne pensi del self-publishing?

Trovo che sia un altro modo di concepire la scrittura e che dipenda molto dagli obiettivi che ciascuno si è prefissato. Se vuoi provare a ottenere determinati risultati probabilmente non è la strada migliore. Ad esempio, uno degli elementi che ritengo essenziali per un buon lavoro è un editing professionale, servizio che per chi si autopubblica viene spesso a mancare, a meno che non si paghi qualcuno che lo faccia di mestiere. Ricevendo spesso libri di persone che mi chiedono un parere sulle loro opere (cosa che a me, confesso, non piace molto; talora occorrerebbe essere brutalmente sinceri e io faccio fatica a esserlo per rispetto dell’autore), mi accorgo invece che l’editing viene trascurato, se non ignorato del tutto, con esiti spiacevoli. In più c’è il discorso della distribuzione, della promozione, ecc. È ovvio che chi scrive un romanzo o un racconto oppure una silloge poetica sente l’esigenza di pubblicare, ha fretta di mostrare la propria opera al mondo. In questo senso il self publishing è l’ideale. Se tuttavia c’è una cosa che ho imparato con gli anni è che in questa professione (o passione o entrambe) la fretta è una cattiva consigliera. Meglio fare le cose con calma, magari attendendo la giusta occasione e un editore che sia quello giusto. Però questa ovviamente è la mia opinione personale dalla quale si può legittimamente dissentire.

Grazie, Roberto, per l’opportunità e grazie a tutti coloro che leggeranno queste mie parole e pure i miei romanzi.

La funivia di Stresa

Le indagini sulla tragedia della funivia di Stresa ci hanno raccontato quello che mai avremmo voluto sentire. La manomissione volontaria delle sicurezze per evitare che l’impianto di fermasse, che si perdesse l’incasso di un giorno festivo. 14 morti innocenti, un bambino di 5 anni rimasto solo al mondo a combattere contro la morte.

E che dire della storia dei liquami tossici spacciati per fertilizzanti?

E i morti sul lavoro che quotidianamente siamo costretti a piangere?

Si rimuovono le sicurezze delle funivie per non perdere soldi.

Si avvelena la gente per guadagnare soldi in modo ignobile.

Si risparmia sulla sicurezza del lavoro per ridurre i costi.

Conta solo il profitto.

Conta solo il proprio tornaconto.

Contano solo le ideologie.

La vita degli altri non conta nulla.

Ciao Franco

Ciao Franco.

Te ne sei andato in silenzio. Sapevo che non stavi bene, il prolungato silenzio diceva tutto. Per me sei stato molto di più che un musicista. Sei stato un maestro. Mi hai insegnato moltissimo. Mi hai avvicinato a popoli e culture lontane, al misticismo, al pluralismo religioso, al rispetto per le minoranze. Mi hai insegnato a trovare il profondo nelle cose semplici. La tua arte spaziava dall’avanguardia elettronica alle canzonette, dalle tradizioni popolari più antiche alle opere ed alle messe, hai abbracciato con la tua musica tante culture, miscelando in modo sublime sacro e profano, allegorie e sentimenti, testi meravigliosi e melodie indimenticabili. Speravo di rivederti sul palco, prima o poi. Non mi aspettavo stamattina di leggere della tua partenza.  Buon viaggio Franco, avrai trovato buona compagnia, ovunque tu sia diretto. Addio maestro, riposa in pace.

 

Luana e Christian.

Non abbiamo finito di piangere Luana e dobbiamo compiangere Christian. Luana vittima di un orditoio, Christian schacciato da un tornio. Dal primo gennaio 2021 al 31 marzo 2021 sono morte in Italia 185 persone per incidenti sul lavoro. Il trend è in crescita rispetto al 2020. Sono numeri che lasciano senza parole. A mio parere, anche un solo morto all’anno in Italia sul lavoro dovrebbe essere considerato inaccettabile e dovrebbero essere tutti d’accordo, lavoratori, imprenditori, controllori, legislatori e lavorare insieme per raggiungere questo obiettivo di vera civiltà ed evoluzione sociale. La vita di una persona non vale nessun incremento di produttività conseguente all’allentamento delle misure di sicurezza, nessun risparmio per le omesse misure di sicurezza o per gli omessi controlli. La legislazione italiana ed europea sulla sicurezza del lavoro è molto avanzata e completa, con tanti obblighi, tanti adempimenti e tante sanzioni. Ma i controlli sono pochi, inefficati, insufficienti. La sicurezza sul lavoro è troppo spesso percepita come un inutile balzello da aggirare per guadagnare tempo e risparmiare qualche costo. Ma la logica del profitto aziendale, sacrosanta quando si parla di business, di vendite e di gestione, non può essere applicata quando c’è di mezzo la vita delle persone. Spero che le indagini sulle morti di Luana e Christian siano accurate e che portino alla verità. Chi ha sbagliato è giusto che paghi un prezzo adeguato alla colpa. Luana, Christian, le loro famiglie e tutte le altre vittime del lavoro, hanno già pagato un prezzo troppo alto. Non c’è indennizzo che possa ripagare la perdita di una persona cara, ma la verità non ha prezzo e spesso è il vero indennizzo che le famiglie delle vittime desiderano ricevere.

 

 

La porta per lo spirito – Segnalazione

La-Porta-per-lo-Spirito

Andrea Serafini è un giovane aspirante scrittore che ha lanciato una campagna di Crowfunding su bookabook.it per finanziare l’uscita del suo primo libro dal titolo “La porta per lo spirito”.

Sinossi

Mattia è un ragazzo davvero speciale, per il fatto che da sempre avverte uno strano respiro lungo le vie della sua città: Origo, luogo piccolo ma misterioso. Un giorno, a casa del professore di cui è assistente universitario, finisce invischiato in una vicenda più grande di lui, che cambia il corso della sua vita. Scopre che esistono persone in grado di seguire la voce delle città. Lui stesso ha il dono di farlo e lo aspetta un importante compito. Assieme ai suoi quattro amici inizia così l’avventura alla ricerca della Porta per lo Spirito, soglia di un luogo segreto che racchiude l’anima di Origo. Il gruppo seguirà un percorso nel quale prenderanno vita storie e leggende che soltanto loro possono veder scorrere davanti ai propri occhi. È Origo che gli sta indicando la strada perché vuole essere salvata. E perché… ogni città dona a un ristretto numero di persone un frammento della propria anima, affinché non venga perso alcun ricordo della sua storia.

M49 Libero come prima

L’orso M49 è di nuovo libero. Non solo è scappato dal recinto supertecnologico in cui credevano di poterlo contenere, si è anche liberato del collare elettronico con il sistema GPS che ne controllava gli spostamenti. Nel post precedente avevo detto che l’orso aveva il nome da agente segreto. Mi sbagliavo. M49 non hai solo il nome da agente segreto, tu sei un agente segreto, con licenza di scappare. Sei inarrestabile e incontenibile. Nessun recinto è abbastanza ben progettato per te. Non c’è tecnologia umana che possa riuscire ad intrappolarti. M49, li hai fregati tutti. Prima ti sei fatto prendere, poi sei scappato per dimostrare che sei più furbo di loro. Scappa, rimani libero, tu che puoi e che sai lottare per la tua libertà.

 

Scrittori ingegneri – aggiornamento n.2

L’elenco degli scrittori ingegneri si arricchisce di altri tre nomi, Veronica Galletta, in libreria con “Le isole di Norman”. Franck Thilliez, uscito di recente con “Il sogno”. Grazie a Federico Gnech ho saputo che anche Gerge Saunders va inserito nella lista.

Ingegneri scrittori (aggiornamento del 19/07/2020)

  • Fyodor Dostoyevsky
  • Robert Musil
  • Carlo Emilio Gadda
  • Andrea Barbato
  • Claudio Calabrese
  • Roberto Costantini
  • Luciano De Crescenzo
  • Patrik Fogli
  • Leonardo Sinisgalli
  • Roberto Vacca
  • Yrsa Sigurdardottir
  • Elisabeth Noreback
  • Emilio Bignami
  • Louis Notari
  • Francesco Grandis
  • Paolo Zardi
  • Veronica Galletta
  • Franck Thilliez
  • George Saunders

Se la ricerca si estende ad altre specialità scientifiche, quali la chimica, l’elenco si arricchisce con:

  • Elias Canetti
  • Primo Levi
  • Marco Malvaldi

Come architetto c’è:

  • Rosanna Rubino (Architetto)

La ricerca continua.

Ennio Morricone

Ennio Morricone ci ha lasciato. Uno dei più grandi compositori di musica contemporanea. Tantissime le sue opere indimenticabili. Le mie preferite sono la colonna sonora del film Mission e la Ballata di Sacco e Vanzetti ossia Here’s to you. Morricone sapeva esaltare le scene dei film con le sue composizioni, colpendo al cuore gli spettatori, riuscendo a cogliere alla perfezione i loro stati d’animo di fronte alle immagini, creando proprio quella musica che tutti avrebbero voluto sentire in quel preciso momento. Un grande artista patrimonio del mondo intero. Riposa in pace maestro.

Liebster Award

Liebster Award

LIEBSTER

Buongiorno a tutti.

Sono stato nominato per il Liebster Award da Farida Hakin che ringrazio per avermi scelto e per la conseguente opportunità di avere una maggior visibilità.

Farida Hakim ha un bellissimo blog che si occupa del mondo al femminile, dalla finanza fino all’educazione, la salute, la tecnologia e il turismo.

Le regole del Liebster Award sono le seguenti:

  • Ringraziare il blogger che ti ha nominato, fornendo anche il lnk al suo blog
  • Rispondere alle 11 domande ricevute
  • Nominare altri 5-11 blogger
  • Chiedere 11 domande ai blogger nominati
  • Avvisare i blogger che sono stati nominati

Ecco le domande ricevute con a fianco le mie risposte:

  1. Quale è l’argomento preferito del tuo blog?  Sul mio blog potete trovare le recensioni dei libri che leggo oltre a qualche commento su fatti di cronaca.
  2. Perché il blogging è importante di questi tempi? Alcuni blogger si impegnano a scrivere contenuti originali che non troverebbero spazio su altri media e spesso sono persone che hanno da dire cose interessanti.
  3. Pensi che avresti potuto cominciare prima a fare il blogger? Si certo, ma per trovare la convinzione ci vuole il giusto tempo.
  4. Qual è il tuo libro preferito e perché: Il vecchio e il mare. Una meravigliosa metafora della vita.
  5. Qual è la tua cucina preferita? Sono banale, quella italiana. Tra i paesi stranieri mi piace mangiare in Turchia.
  6. Qual è la caratteristica che senti delle persone che hai vicine? La passione nel fare le cose insieme.
  7. Perché la realizzazione personale è importante? Per dare un senso alla propria vita.
  8. Di cosa sei grato? Della mia famiglia e degli amici.
  9. Cosa ti da ispirazione nello scrivere per il tuo blog? L’ispirazione nasce da quello che leggo.
  10. Qual è il tuo motto?  Il meglio deve ancora arrivare
  11. Se potessi cambiare qualcosa, cosa sarebbe? Cambierei i comportamenti di un certo tipo di persone

Le mie domande

  1. Perché hai aperto un blog?
  2. Pensi che il tuo blog possa essere utile per la tua professione?
  3. Come accogli le critiche?
  4. Come vedi il momento attuale del mondo o anche solo dell’Italia ?
  5. Dalla attuale pandemia ne usciremo più forti e migliori?
  6. Hai i pieni poteri per un giorno. Cosa cambieresti dell’Italia?
  7. Se dovessi consigliare 3 libri da salvare, quali titoli diresti?
  8. Lavorare per vivere o vivere per lavorare?
  9. Nomina le tre persone più influenti nella storia dell’umanità
  10. Hai la possibilità di prendere un anno sabbatico, cosa faresti?
  11. In quale paese straniero ti piacerebbe trasferirti?

Blog nominati:

FRITZ GEMINI

DIARIO DI UNA LETTRICE

CLAUDIO TURRI

QUASIBIANCANEVE

IL RE CENSORE

VOLTAIRE

Buon Blogging a tutti.

 

Florian Schneider

Addio Florian.

sei stato uno dei miei idoli sonori. Con i Kraftwerk hai anticipato il futuro della musica, degli strumenti musicali e del mondo. Sei stato uno visionario e un rivoluzionario pacifico. Sei andato via a soli 73 anni. Con te va via una parte di me, quella che ricordo con più emozione, quella del ragazzo che sognava il suo futuro riempiendosi le orecchie e la testa con la tua musica.  Dovevi venire a suonare in Italia, ma per colpa del Corona Virus il concerto è stato cancellato. La malattia ti ha portato via. Ci resterà la tua musica.

Primo Maggio

Ho sempre considerato il primo maggio una festa per persone generose. Persone che sperano che tutti possano avere un lavoro dignitoso o che augurano a chi è disoccupato di trovare presto un lavoro. Imprenditori che svolgolo il loro ruolo nobilmente preoccupandosi delle condizioni di lavoro e della sicurezza dei propri dipendenti. Persone che possano far sentire in minoranza gli sfruttatori dei lavoratori in nero e di quelli sottopagati. Oggi più che mai è il momento di augurare e augurarci buon primo maggio. Che sia questo primo maggio 2020 il giorno di un nuovo inizio per tutta l’Italia. Dell’Italia che si riprende, che ricomincia meglio di prima perchè ha imparato la lezione, perchè d’ora in avanti diventi il paese delle persone serie e competenti. E’ una speranza. Ma almeno oggi è bello sperare.

Buon primo maggio a tutti.